venerdì 29 giugno 2012

Una scossa interiore: Work In Progress

"...Tutto ha un senso, devi trovare la tua strada, che forse è fuori da qui, forse è lontano....! Sei una grande donna e le tue doti non sono legate a un posto, ma sono legate a te, alla tua interioritá e nessun terremoto te le potrá mai togliere! Ovunque andrai potrai ricostruire la tua vita, all'estero una donna come te vale oro! Forse è il momento di andare!!!" così dicendo Agnese, la Prof.sa Agnese Sartori  mi guardò coi suoi occhi verdi limpidissimi come le sue parole e solari come il suo carattere. "Chi parla di te si illumina! Sei una gran donna, ce la farai!" e mi diede un abbraccio così forte che stringeva anche il mio cuore....
Ogni giorno, ogni piccolo passo verso la quotidianitá perduta è una conquista. Io personalmente non ho mai reputato di vivere una routine avendo una vita molto movimentata essendo musicista, insegnando e avendo tante passioni e interessi. Nonostante i miei ritmi strani, avevo un equilibrio-pseudo-routine anche io!

Nel weekend ho lezione al Conservatorio. Son tornata a seguirle da metà giugno. Molti professori mi hanno visto visibilmente abbronzata e un po'dimagrita e gli ho raccontato in sintesi le mie vicessitudini. Son stati tutti molto carini, anche i miei compagni di corso. Tra tutti spunta però una professoressa con cui ho collaborato lo scorso anni per uno spettacolo di cui ho fatto la coordinazione artistica.
La Prof.sa Agnese Sartori. È un personaggio bizzarro, una sessantina d'anni che non dimostra, sempre in viaggio in giro per il mondo, inafferrabile e inossidabile,sprizza energia da ogni poro...io avrò trent'anni di meno, ma non le sto dietro! Deve avere la formula dell'eterna giovinezza che ha anche un mio 'giovane' e frizzante compagno di corso sulla sessantina e che forse ha preso la formula dalla madre che è altrettanto spumeggiante a novant'anni! Queste persone devono bere una pozione speciale per essere così! Io ne ho appena compiuti 26 e giá mi sento stanca!

Agnese vede che mi trascino demotivata verso l'uscita del conservatorio e mi prende al volo, abbranciandomi con gioia e rivolgendomi altrettante parole affettuose. Una parola tira l'altra e salta subito fuori il mio pessimismo. Ci sediamo e cominciamo a fare quattro chiacchere. Mi guarda negli occhi, in realtá mi penetra nell'anima. Mi racconta le storie di alcuni suoi allievi. Una per esempio, con bassa autostima e un ragazzo che la calpestava ancora di più, per un periodo ha convissuto con lei e , in poco tempo, le ha rivoluzionato il modo di vestire in elegante e fine, la fiducia in sè stessa,tanto che lasciò il ragazzo, si mise con un compagno di corso cantante e vinsero imsieme una prestigiosa borsa di studio. Un'altra invece dell'Aquila, non aveva mai viaggiato. Dopo il terremoto, cominciò a guardarsi intorno e ora vive felice in Australia. Agnese stessa ha vissuto un terremoto terribile a Cittá del Messico che è stato devastante perchè quella terra la sente come sua e dice che prima o poi mi fará vedere le foto della sua vera vita in quei magnifici posti.

Parole molto belle. In molte cose mi ritrovo, ma non vedo l'orizzonte, non vedo il futuro al momento.... Guardo passo per passo, attenta a non sprofondare, cercando di ricomporre pezzo per pezzo la mia vita. Una guerriera che combatte sul campo. Ero convinta di essere un viaggiatore del vento, senza radici, senza legami... Forse lo ero o forse in realtá è così....so solo che ora voglio stare qui.. Pazzesco pensare che mi son sempre sentita apolide e per una volta che, dopo mille cambi, mille traslochi, avevo individuato un centro, un posto mio, una casa mia, me ne sono dovuta andare....

Purtroppo anche chi è sempre stato nella stessa casa e come lui anche i suoi genitori, nonni, bisnonni, generazioni e generazioni, si è visto in pochi secondi disfare la storia della propria famiglia... Siamo storie diverse tutte sulla stessa barca che barcolla su questi moti di attesa, onde di rabbia e dolore che si infrangono sulla pietrosa realtá...
Molti sono stati 'scossi'...
C'è chi ha cominciato a riflettere sul senso delle propria vita e delle propie scelte e si è reso conto di non aver mai vissuto per sè stesso, ma sempre in funzione degli altri o della propria pigrizia, costruendosi un comodo castello di cristallo che è stato spezzato...
I cocci fanno male, feriscono, sono visibili e dolorosi e non si più far finta di nulla....
Chi era in crisi creativa e ha avuto nuovi spunti e nuovi slanci.
Chi ha capito di aver sprecato troppo tempo e pensando che l'essere umano è eterno....
Chi ha capito che certe persone sono davvero cambiate tantissimo.
Altre invece non cambieranno mai. Esiste il bianco o nero ma anche le sfumature sono colori che col tempo diventano sempre più chiari e distinti.
C'è chi ha visto che nel momento del bisogno, nelle situazioni di emergenza esce la vera essenza delle persone; talvolta quelle che sembravano più fragili fanno la parte del leone, quelle che sembravano forti prime a cedere.
Le maschere crollano e tutti ci vediamo per come siamo davvero.
Il vicino con cui parlavi poco, per antipatia, per conoscenza superficiale, perchè ti considerava casinista o troppo trasgressivo, ora ti guarda attraverso tutto. Vi parlate. Vi aiutate. Vi confortate.
Per paradosso invece coloro da cui ti aspettavi interesse, ti snobbano, si fanno sentire distrattamente se non per nulla.
Rifletti.
...alla fine, dò ragione a mia madre... "...Non è la gioia a unire gli uomini, ma la sofferenza..."
La sofferenza....
Ti scuote, ti percuote, ti scava dentro profondamente.
Le situazioni in sospeso ora sono li, davanti agli occhi, acuite da convivenze forzate, disagi e mancanza di comodi sfoghi di riparo.
Si volta pagina e si comincia un nuovo, importante capitolo: la Rinascita.
..perché le cose non torneranno mai più come prima...ma potranno essere meglio di prima...
Work in progress...


sabato 23 giugno 2012

Nuvola fluttuante


Soundtrack: Cloudy now - Blackfield

Il canto del vento infuria in una notte silente.

Sussurra piano poi più intensamente ricordi ora lontani,
ci accarezza, ci prende, 
ci porta con sé, 
pervade la nostra anima di viaggiatori sognanti,
fluttuanti tra malinconia e fantasia, in uno slancio ebbro d'amore.

Gitana tra le luci,
Polvere di Luna,  
La mia dimora una nuvola trainata da stelle danzanti.

Dio del vento portami via stanotte.



venerdì 22 giugno 2012

Pa(e)ssaggi

Come denti di un bambino,
si vedono i buchi di quelli caduti
tra una casa e l'altra.
Non si sa se e quando "ricresceranno" le nuove.

Ogni giorno nuove transenne, nuovi nastri rosso-bianchi che cingono nuove case,
tra quelle ci sarà anche la mia probabilmente.
Ogni giorno cambiano i blocchi stradali e diventa sempre più difficile uscire,
sempre più difficile raggiungere qualsiasi posto.
Giorno dopo giorno ti rendi sempre più conto che ciò che davi per scontato, non lo é più.
Il paesaggio cambia, un  passaggio obbligato a qualcos'altro di  ignoto.
Una vita passata a costruirmi dei punti di riferimento crollata in pochi secondi.
Pochi secondi. Un soffio.
Nulla sarà come prima.
Ma diventerà meglio di prima.


(Riflessioni post-terremoto emiliano del 29 maggio 2012)


La danza dell'arte -  2008  Kirayel

giovedì 21 giugno 2012

La stazione





Storie che iniziano,
storie che finiscono,
speranze attese che viaggiano insieme pesantemente a libri e calzini sulle ruote del tempo,
occasioni perse e nuove opportunità inaspettate.

Crocevia di destini e vite in espansione,
molecole in fermento in una materia informe e brulicante mai uguale a sé stessa.

Ha sempre un gran fascino per me questo luogo.

La stazione


Riflesso vuoto. Cronache di viaggi solitari





mercoledì 20 giugno 2012

La lista: la collana-plettro


20 maggio 2012, 4 di notte.

Gironzolavo per la casa con un balsamo in testa che, dopo diverse ore, era il momento di togliere. Per andare in bagno, passo per la cucina e mi viene un languorino, apro il frigo e sento distintamente un boato e dopo pochi secondi il terremoto. Va via la luce, mi vado a rintanare sotto un muro maestro, sorrido pensando che quelle circostanze sembravano l'inizio di un film horror. Sto ferma li finché non passa, vado in cerca di una candela o una torcia, trovo quest'ultima e mi rimetto sempre sotto il muro maestro. Arriva un'altra scossa. Controllo che non caschi il televisore, costa parecchio e devo ancora pagare la prima rata. Arriva un'altra scossa. Rimango ferma in osservazione un quarto d'ora dopo di che comincio a muovermi. Spazzo per terra, butto i cocchi, mi tolgo il balsamo con una bella doccia. Sono circa le 5. Sento bussare forte, è mio padre che è corso da me non riuscendo a contattarmi telefonicamente. Accendiamo la tv, accendo anche internet e in pochi minuti ci rendiamo conto del disastro.....

I miei amici e i miei parenti tutto bene. Una mia amica ha la casa che ha delle crepe gravi....ancora non lo sapevamo, ma 9 giorni dopo avrebbe ricevuto il colpo di grazia....e sarei diventata sfollata anch'io...
Ma quel giorno li eravamo solo all'inizio dell'odissea, del calvario che ci aspettava.
I giorni successivi ero abbastanza tranquilla, minimizzavo, ma in realtà dentro di me c'era una gran tensione, quando camminavo ero tutta una vibrazione.

Sarà strano da credere ma già da inizio Maggio, nei weekend mi svegliavo improvvisamente di notte come se avessi sentito una scossa. Sognavo nettamente di mettermi sotto un muro maestro ( ho scoperto di recente di non averlo mai avuto, nonostante i muri sembrassero  grossi erano vuoti! Due muri tramezzi a distanza che lasciavano un vuoto). Non sono paurosa di natura e non avevo paura delle scosse, però mi pareva di avvertirle nettamente. Sentivo che doveva succedere qualcosa e non sapere bene cose mi inquietava.

Difficile da credere ma mi sarei 'calmata' il 29. Il 29 finí 'l'attesa' e cominció la sopravvivenza.

Sentivo che forse sarebbe successo qualcos'altro....sentivo che quello che avevo visto a S.Felice, alla tendopoli a Mirandola era solo l'assaggio di quello che sarebbe toccato a noi...
Intanto la domenica mattina del 20, ancora ignara di tutto ciò, mentre tornavo in soggiorno, il mio sguardo si posò sulla collana col plettro , regalo del giorno prima di una mia carissima allieva e amica, Alidi, che giaceva ignara sul tavolo ...........

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Sabato 19 maggio, mattina.
Mi sveglio pigramente come al solito.
Sapevo di dover andare a Bologna a seguire una lezione, ma mi premeva prendere in mattinata l' iPad. Avevo proprio fretta di comprarlo, come se fosse l'ultimo giorno buono per farlo. Richiedo anche espressamente l'abbonamento internet, così da essere indipendente dalle reti wireless che non sempre si prendono da me.
Dopo l'acquisto mi son goduta una bella colazione in un bar con mia madre che forse non facevamo da anni.
Tutta contenta di provare il mio nuovo gioiello tecnologico sul 'campo', nel pomeriggio sono a Modena per fare lezione di canto. Le prime due allieve della giornata sono due sorelle di Medolla, molto simpatiche, dallo sguardo vivo e intelligente. La più grande, Alidi, mi disse subito che aveva un regalo per me e con impazienza le chiesi di mostrarmelo subito.
Mi diede un portaoggetti ricavato dalla lavorazione di un vinile e una fantastica collana con un plettro triangolare, tutti fatti da lei. Già il mese prima mi aveva accennato al fatto che stesse organizzando un mercatino e con curiosità, le chiesi come era nata quest'idea.
Alidi mi racconta che mesi prima, mentre attendeva che il datore di lavoro la licenziasse o la promuovesse con un contratto a tempo indeterminato, aveva passato un periodo di crisi. Cominciò a fare un bilancio della sua vita. Si chiese se poteva fare qualcos'altro, tentare nuove strade. Vide che c'erano parecchie cose in sospeso, che aveva sempre rimandato ed era il momento di attuarle senza pensarci troppo. 
Così, fece una "Lista delle cose da fare prima di morire". Tra le varie voci, c'era il mercatino.

La sera andai a mangiare con gli amici al giappo. Gli raccontai la storia della mia collana e conclusi la serata chidendo loro:
” Quali sono le cose che vorreste fare prima di morire?”
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Quella domenica, non subii ancora danni rilevanti, anche se un pezzo di casa si stava giá staccando, sapevo che da un momento all'altro poteva toccare a noi. Presi la collana col plettro tra le mani impolverate e sorrisi.
Feci anch'io un bilancio della mia vita e pensai che ero riuscita a coronare il sogno di sostentarmi con la mia passione, che in fondo molti sfizi me li ero tolta, che avevo provato e visto molte cose....che ho sempre avuto uno slancio passionale e tenace che mi ha permesso di raggiungere molti dei traguardi che mi ero prefissata, ma che c'era ancora da fare. Tutto sommato, una buona valutazione, senza rimorsi, potevo morire ' quasi' contenta.

Respirai profondamente. Guardai in alto in senso interrogativo verso il cielo...come per porgli una domanda a cui non avrebbe mai risposto, nessuno avrebbe mai potuto....

Sembra incredibile, è già passato un mese.
Abbiamo ancora l'aria da campeggiatori in vacanza che presto torneranno a casa, ma in realtà le cose andranno per le lunghe.
Ho tanto sconforto, ma cerco di riprendermi subito pensando che devo arrivare a domani, perché devo fare, devo vedere...voglio vivere tante cose ancora.....

Perché da qualche parte c'è una fetta di felicità che mi aspetta...qualcosa di nuovo e incredibile......
....La mia lista, come la mia vita ha alcuni punti che neanche il terremoto può far crollare..

NON MI FERMO

martedì 19 giugno 2012

Diario dal campo: Il piatto di Najia


Diario dal Campo 
(Terremoto Emilia 29 maggio. Sono in un campo autogestito a pochi passi da quella che fu casa).
19 giugno 2012 mattina

Stamani mentre facevo colazione al campo coi miei pensieri inzuppati nel mio torpore mentale mattutino, arriva Najia, una ragazza marocchina sulla trentina, buon gusto (ha frequentato l'istituto d'arte come me ed é molto brava nel decorare dolci) , due figli, sorriso furbetto e un po' maschiaccio.
Mi porta un grande piatto scuro con disegni e ornamenti molto belli  in chiaro che ha salvato dalla casa e che mi regala sapendo che apprezzo moltissimo e me ne racconta la storia.

Tborida, una specie di palio marocchino con cavalieri con custumi tradizionali a cavallo

Tre forme distinte, una borsa, un pugnale e un fucile che sono i simboli della Tbourida, una parata militare marocchina in cui si evocano le gesta degli antichi guerrieri a cavallo, andando da una parte all'altra cavalcando e sparando in aria quando si raggiunge l'altra sponda del campo. I suoi occhi si illuminano quando racconta la bellezza di Asafi, della sua città, Casablanca, del mare e di questa manifestazione, dei ricchi ornamenti dei cavalli e delle vesti. Prendo appunti molto incuriosita e col desiderio di visitare di persona un giorno questi luoghi che immagino guidati dalla voce di Nejia.

Asafi


Il suo volto si intristisce un po' quando parla della sua casa qui a pochi passi alla quale  è crollato il tetto che rischia di far cadere il tutto e vorrebbe poter riprendere i lettini dei bimbi. Le consiglio di chiedere ai vigili del fuoco ma sembra rassegnata.
Mi saluta e se ne va con la sua piccola Jasmine tra le braccia. Continuo a osservare le decorazioni e la manifattura della terracotta e come al solito la mia mente pensa ai significati delle parole, ricamando storie con un possibile filo logico.

Najia, che significa libertà- salvezza , mi ha portato un piatto con simboli guerreschi.
L'unica via di salvezza in situazioni difficili come questa è combattere, reagendo,  ricostruendo, rialzandoci in piedi.

A piccoli passi, non guardando l'orizzonte nebuloso di calcinacci e polvere che annebbiano lo sguardo e impolverano dentro, le nostre vite.
Aspetteremo si fermi questa danza e la polvere stanca di fluttuare cada a terra permettendoci di vedere un poco più in la.
Per il momento si ragiona a piccoli passi; non giorno per giorno, neanche ora per ora, minuto per minuto, senza programmi.
Combattiamo mantenendo i nervi saldi. Attendendo Najia, la salvezza.

venerdì 15 giugno 2012

Le lacrime di Karima


Karima é una donna di 36 anni marocchina,  quattro figli uno più bello e più sveglio dell'altro, laureata in economia, piena di forme e di grazia.
Pelle del deserto e occhi che raccontano la sua terra, semplice e sorridente.
Parliamo spesso, mi svela i segreti di bellezza delle donne del suo paese, come combinano semplici ingredienti naturali che diventano balsami e pozioni più potenti e salutari di qualsiasi mistura artificiale occidentale. Rimango affascinata dai suoi racconti, che a me risuonano quasi come fiabe di un mondo così lontano ma così vicino.

Mi spiega che il suo nome, Karima, significa generosa, come suono a me ricorda la parola italiana "Caritá" e penso che chi fa caritá è generoso, penso a possibili colegamenti etimologici che, anche se fossero solo una mia elucubrazione, alla mia mente piace pensarlo. La sua casa sta crollando e cerca di salvare il più possibile. Mi racconta dei libri che ha in casa, uno che a suo dire mi piacerebbe molto, sul modo di usare henná e altri prodotti naturali per tingere i capelli. Ha poche cose, ma quando può mi tiene da parte una maglia o una gonna dai  carichi di vestiti che portano i volontari se sa che può piacermi e mi ha persino regalato una sua candela profumata col vetro decorato e fatto assaggiare il the marocchino.

Stasera ci sono stati dei volontari della protezione civile che ci hanno aiutato tantissimo, hanno portato in salvo parecchi affetti personali dalle case semicrollanti di alcuni abitanti.
Karima li vede e osserva come si prodigano per noi, chi ci serve il cibo, chi gioca coi bimbi, chi ci porta generi di prima necessitá, chi rischia persino la vita per ridarci una dignitá.
Karima ha gli occhi gonfi di commozione, occhi neri come la notte in cui le stelle brillano nell'acqua pura del suo cuore. Sguardi, poche parole, capisco che il nostro cuore ha avvertito la stessa cosa; entrambe pessimiste sulla natura dell'essere umano, depresse a volte pensando che le cose non potevano migliorare, al marcio della mostra società... Eppure, nonostante tutto, questo terremoto ci ha aperto una finestra sulla grande umanità della gente, sulla vita, sui sentimenti, sulla comunità....
E Karima per la prima volta dopo il terremoto, piange col cuore sciolto dal grande affetto che ci avvolge in questi attimi...
Karima si commuove e con lei anche io, pensando all'avventura straordinaria che stiamo vivendo... ..le lacrime sgorgano come un lindo  fiume di montagna a cui la vita aveva bloccato il corso con gli alberi caduti, spezzati, con piante sradicate..  Ora so che rifioriranno un giorno e con nuova forza..

Chissà dove mi porterà questo flusso...non lo so se tutto ciò ha o avrà un senso...intanto porto la generosità, porto Karima nel mio cuore....



--------------------------------------------------------------------------------------------17/10/2012


Sabato chiuderà il campo autogestito di S.Antonio in mercadello (Novi) che mi ha ospitato per alcuni mesi finché ho trovato una nuova sistemazione.
Sono tornata ai miei ritmi, sempre in giro e col poco tempo ho fatto fatica a passare, ma anche a me assale una piccola malinconia pensando, oltre che alle difficoltà, ai momenti intensi passati li, quando stavamo tutti intorno al fuoco per scaldarci perché tremavamo di freddo e di paura e ci raccontavamo, a tutti i volontari che son passati, che col cuore ci hanno aiutati e ci hanno fatto persino ridere e sorridere.
Ricordo ancora gli occhioni chiari di un robusto volontario cinquantenne della protezione civile di Brescia sciogliersi in lacrime quando, dopo una settimana, finito il turno, dovette andarsene...e ne ho visti tanti altri...
Ma so che tutto questo non finirà. Le belle amicizie e tutto ciò che di positivo ci ha dato questo percorso sarà sempre con noi, continuerà.
Perchè "Non si tornerà mai come prima...ma si può RICOMINCIARE MEGLIO DI PRIMA"!!!
Grazie a tutti! Grazie di cuore.

martedì 12 giugno 2012

Paesaggi umani





Paesaggio desolante, post-terremoto.

Ovunque c'é distruzione, disfatta di una battaglia non annunciata.
Ci aspettavamo che l'acqua prima o poi ci avrebbe fatto qualche scherzetto, invece la sorpresa é arrivata dalla insospettabile Terra. Mio nonno che dopo il terremoto dell'Irpinia venne in Emilia pensando non potessero mai venire terremoti chissà cosa avrebbe detto. Tutto può accadere.

Tutto crollato, caduto, macerie e polvere ovunque. In alcuni punti il mio sguardo si spinge, si stende profondamente, laddove vecchi confini tracciavano palazzi, delimitavano piccole piazze, ora si sono allargate. Lo sguardo si estende oltre e si sorprende sempre.

Ci sono case crollate. Altre con crepe a vista. Alcune a cui nessuno avrebbe dato due soldi stare in piedi di fianco ad altre che si presentavano arrogantemente nuove e belle, prime a cadere.
Altre sembrano intatte, perfette. Le guardi chiedendoti perché ci hanno messo il nastro e le cancellate intorno. Solo avvicinandoti intravedi piccole linee, tegole e tetti in sporgenza.
Sembrano perfette fuori. Dentro profondamente spaccate. Apparentemente integre fuori, in collasso dentro.
Come tante storie e persone belle e "perfette", con apparenze lussuose ma senza struttura, con belle facciate esterne, e interni di bassa qualità.
Bombe che potevano durare una vita su un equilibrio precario di bella facciata.
Storie che sembravano reggersi saldamente con menzogne.
Anche quelle sono scoppiate.

il paesaggio urbano riflette quello umano.

Una lavata di faccia

Due settimane passano incredibilmente in fretta, persino qui al campo, triste anniversario di sfollamento ricordato da madre natura con un altro terremoto e, siccome non lascia mai le cose a metá, ecco il tutto farcito con pioggia,grandine, vento (é passata pure la tromba d'aria - che sballonzolava la tenda ricordandomi tra l'altro lo stesso effetto delle scosse sulla casa - un bel fungo nero che si stagliava nel fondo giá scuro e greve di una giornata uggiosa) e freddo.
Sono arrivati dei container e io e delle signore li abbiamo puliti, con acqua, candeggina e olio di gomito.

Precedentemente utilizzato da muratori, esternamente era pieno di calce e lo pulivamo ben bene ma non tutto veniva via eppure di buona lena insistevamo con le pagliette di ferro.
Uno dei responsabili ci ha guardato dicendo che andava più che bene cosí, non c'era bisogno di insistere "va bene un colpo di spugna e via" e una delle signore che con me puliva disse "ma si, come noi, una lavata di faccia basta e avanza".

Un altro parallelo paesaggio umano e urbano spontaneo.

Nel pomeriggio insieme ad alcune signore marocchine abbiamo ordinato il gazebo dei giochi e vestiti. Mi hanno chiesto di cantare un verso di una canzone, abbiamo parlato della cultura marocchina ed è saltato fuori che ai loro uomini piace la donna formosa, tanto che le donne magre prendono il cortisone per ingrassare. Mi è sembrato pazzesco pensando alle modelle, alla ragazzine e donne occidentali che per dimagrire provano diete che non stanno né in cielo né in terra e prendono pasticche e inibitori vari della fame.
Mi sovviene anche il racconto di mia nonna che mi raccontava la vergogna di essere magre nel paese della madre perché era sintomo di poca salute.

Racconti di ere e paesi diversi che a volte hanno qualcosa in comune.

Una bella lavata di faccia...
per togliersi pregiudizi e pensieri sporchi e stanchi.

Per aprirsi con nuove e rinnovate energie al mondo.

Una lavata e via.... aspettiamo un nuovo giorno...


domenica 10 giugno 2012

Lacrime polverose

Crollano i simboli delle nostre città.
Sfollati, feriti come le nostre case se non a pezzi, ci guardiamo negli occhi, senza parlare, senza salutare, ma con sguardi profondi e vuoti e per pochi secondi ci attraversiamo di compassione reciproca.
Sciacalli di case e sciacalli mediatici che prendono gli ultimi resti di dignità rubandoci il nostro intimo dolore.. Perché fotografare le nostre lacrime polverose?
 Perché fare i turisti di luoghi che erano per noi quotidianità e che ora sono monumenti funerari in cui il terremoto ha scritto il suo macabro epitaffio?
..e nel frattempo piove...

 20/05/2012 29/05/2012

Questa foto è l'unica eccezione alla mia regola di non postare e/o fotografare le macerie del terremoto.
Di immagini ne sono girate già tante....troppe... 

Resisti!

"Resisti!"
mi dicono spesso.
Riflettendoci,
guardando anche i paesaggi desolanti che ho davanti,
capisco che sembrano colpiti da un bombardamento.
Siamo in guerra, ma noi vogliamo vincerla.
Ci propongono di andare via, ma vogliamo rimanere.
Perché? Perché non vogliamo scappare, vogliamo ricostruire, tornare a lavorare.
Nonostante tutto quello che sta succedendo e lo squallore umano che sto vedendo, sto conoscendo un cuore e un'umanità incredibile, nei volontari e nei cittadini che si adoperano per sé e per gli altri che per fortuna lo supera.
Questo é lo spirito emiliano e sono fiera di averlo.
Forza!!!!!!!!

Anche gli anziani sono d'accordo...Questa è una guerra...

Si viaggia...


La macchina parcheggiata davanti al garage, 
una borsa con vestiti da mettere in ordine, 
ceste di oggetti vari da scartabellare per vedere ciò che serve.

Seduta, rigiro emozioni e pensieri nel vuoto mentale sul da farsi.
Ascolto il vento che aumenta d'intensità in una gelida corsa che porta via anche il sole. 
Mentre rifletto ascoltando l'eco delle mie stanze nascoste, arriva un'idea....

" Perché non scrivere un Blog? "

Ho voglia di raccogliere le mie cose, 
i miei pensieri sparsi tra scaffali di social network e pezzi di carta volanti caduti insieme a cocci di vita e di ricordi.

Diamo una scossa a questa testa, puliamo i calcinacci e mettiamoci all'opera.

Questo è  il diario di luoghi e cieli, 
di attimi e di sogni, 
di tutto ciò che un viaggiatore può portare nei suoi occhi e nel suo cuore...

Pronti a partire?

Si viaggia..............