giovedì 30 agosto 2012

Tras-loco / Pa(e)ssaggio (in) mo(vi)mento: Nuova Casa, Nuova vita

29 agosto 2012 ore 1:02
Fra poche ore si comincia il trasloco.
Dovrei dormire ma è inutile, la mia testa è in movimento, pensa e ripensa, flash del passato e riflessioni sul presente.
A volte son talmente demoralizzata che persino le mie parole mi sembrano vuote.
Quando lo penso, le stesse parole, forti e pungenti rivolte ad una cara amica per farla reagire, ritornano a me, con un eco e un volume più forte.
È un buon esercizio far forza agli altri.

Avevo programmato, diverso tempo fa, che avrei dovuto far ordine tra le mie cianfrusaglie in casa e nel garage. Ho sempre rimandato, per pigrizia o forse perchè non ero del tutto pronta, un bel po'sono riuscita a farla in questi anni, sopratutto dento di me.
A volte non riusciamo a staccarci da un oggetto perchè diventa la proiezione di un periodo della vita, di una persona, di un ricordo.
Per staccarcene, o semplicemente per capire se obbiettivamente serve e/o è inutile bisogna avere luciditá e del sano distacco, caratteristiche che si hanno se tutti i garbugli interiori sono risolti, altrimenti bisogna fare ordine dentro prima.

La mia camera interiore era davvero un caos allucinante, non si trovava nulla, manco me stessa ma con fiera soddisfazione, misi in ordine e scoprii di avere qualitá e virtù che non credevo di possedere. È stato un bel percorso.
La mia stanza esteriore seguì, ma col tempo e gli anni, un po' perchè cambiai camera trasferendomi al piano terra più comodo e fresco, un po' per la mia indolenza e nota tendenza al disordine , si cominciarono ad accumularsi le cose.
"Dai st'estate mi ci metto!" ripetevo alla rassegnata madre e a me stessa...ma ne son passate varie e dovevo metter ancora mano al garage...

Da domani mi passeranno davanti pacchi, sacchi, vagonate di cose che devo mettere in ordine, buttare, conservare, regalare. Colgo la palla al balzo, adesso mi libererò delle cose inutili e so giá che al prossimo trasloco mi sentirò più leggera, meno ingombrata dal passato e pronta per ricevere il futuro.

Sono nel mio splendido nuovo giardino. Quando son qui mi sembra che il tempo non esista, mi dimentico pc e cellulare su e scendo a spazzare, a inaffiare le piante, gli alberi e la terra, a far quattro chiacchere con le persone del paese che prima non conoscevo.
L'altro giorno ho imparato un nuovo metodo per innaffiare le piante.
Un dito sul foro di uscita del tubo dell'acqua ed ecco che si ottiene la diffusione del getto d'acqua in una mini pioggerellina. Con un gesto così semplice si otteneva un effetto così utile e scenografico!
È stato divertente, son partiti gli scherzi e i gavettoni.
Facendo molto caldo, ho pensato di sfruttare l'effetto pioggia-doccia su di me, ho rivolto in alto sopra la mia testa e l'acqua gelata mi ha rinfrescato poco dopo.
Mi giro....e vedo.... Un arcobaleno!!!
Il sole che filtrava dall'albero con l'acqua ha creato questa meraviglia.
"L'arcobaleno può spuntare ovunque e quando meno te lo aspetti!" ho pensato. 
"Non solo il cielo ha l'esclusiva dei fenomeni più spettacolari...qualche volta accadono sulla terra!

Come accade che dopo tanti lunghi anni un giardino si rillumini di felicitá e di candele dopo anni di dolore e solitudine.
"Ma quanta bella gioventù!" a voce alta ripete più volte Mordina mentre vede i miei amici passare e io felice con lei la guardo sorridendo teneramente, immaginando che sarebbe talmente affettuosa da abbracciarseli tutti come fossero nipotini.

Ho capito una cosa...
Le serate più belle nascono da cose semplici, da tre tavolini, candele e pizza o da un locale con musica a palla che persino con la pista vuota si carica perché c'è l'ingrediente speciale e indispensabile: una bella compagnia, formata da persone vere, semplici, sorridenti che più volte mi hanno offerto il loro aiuto per il trasloco, amici veri che stanno condividendo con me questo periodo difficile rendendolo persino magico.
Non potevo inaugurare la casa meglio di così!

Pensieri in volo..nel mio cuore



Prima di terminare voglio scrivere due pensieri molto belli di due mie amiche che meritano di essere letti!

Poesia in rima di Jessica, scritta il 22/08/2012 quando è venuta a trovarmi nella nuova casa

Sono qui in confidenza
Con un'Amica che ha molta pazienza
È simpatica, eccezionale
È per me molto speciale

Non fare quella faccia da emù,
Sì sì sei proprio tu!
Sei una persona straordinaria
E non ti sei mai data dell'aria
Sei per me un punto di riferimento
Quando mi disoriento
Come la stella polare per i marinai
Che col suo luccichio ti toglie dai guai

Sai essere una buona amica
Anche quando a volte pungi come un'ortica

Ma lo fai per il mio bene
Perchè vuoi che abbia giornate serene

Ma torniamo al punto della situazione
Sono felice che hai trovato una bella sistemazione

Una cucina, un gabinetto
E una sala che da al famoso giardinetto
Che a te piace assai
Magari un giorno ci pianterai un bonsai

Festaggiamo con un tet a tet
E magari con un ballet
Questo evento improvviso
Che ti ha positivamente arriso!

Per fortuna a questo mondo
Esistono persone con un cuore grande e tondo
Chiamali angeli o come vuoi
Ma ricorda che senza di loro son cazzi tuoi!

Sono felice hai un tetto
E per l'inverno un caldo letto
Ti sono vicina in questa difficoltá
Perchè so come ci si sta

Ricorda che per qualunque necessitá
Io sono sempre qua o meglio la...
Insomma qua o la
Non hai che da chiamá!

E questa volta la fola non è finida
Ma appena cominciata
Con questa magnifica serata
Tutto in salita ora ci aspetta
Ma non avere tanta fretta

Vivi ogni momento della ricostruzione
Con sorriso, rabbia e passione
E quando saremo in cima senza fiato
Ci godremo il panorama mozzafiato

Dai Ely ce la faremo
Perchè forti noi saremo
Basta un po' di buona volontá
E un'amica come te qua.

Ti voglio bene!
Non lo scordare mai!
Jessy



Questa invece l'ha scritta Elisabetta, una ragazza che ho conosciuto da poco ma con cui ho legato molto, è mia allieva ma sopratutto mia amica.

29/08/2012 verso mezzanotte

Ci sono momenti in cui ti senti perso e credi che non verrai mai fuori da una situazione spiacevole.
Ci sono persone che si aiutano pensando che nella vita c’è di peggio…è davvero così! E pezzo dopo pezzo rimettono insieme i cocci e si rialzano. Altre persone invece si lasciano soffocare dal dolore e “non riescono” ad andare avanti. Io appartenevo a quest’ultima categoria…e non ho paura di dirlo pubblicamente. Cazzo me ne frega :) mi sono lasciata soffocare per una vita intera, per cose serie e anche per cazzate. Dico appartenevo, perché mi sono guardata dentro e ho capito dove sta l’interruttore.

Un giorno a lezione Elisa mi ha detto: chiudi quel “Do”, con un gesto della mano, “non tremare, non scivolare giù” Do e chiudi. Do e chiudi. E una volta a casa…dentro di me ho pensato che Quel “Do”, quel sentimento soffocante, quella preoccupazione, quel dolore, quell’angoscia li posso spegnere quando voglio, devo solo trovare l’interruttore e girarlo. “TURN IT OFF”.
Pensalo in testa, non in gola, pensalo là in alto.
Dedico questo pensiero a tutti gli amici vecchi e nuovi che ci sono in mezzo e non sanno come uscire dai propri guai. Girate l’interruttore…chiudete quel “Do”.
Le esperienze di questi ultimi mesi in Emilia ci hanno insegnato che la vita è troppo breve per perdere tempo soffrendo. Che la vita è imprevedibile perché un giorno ti fa sentire in paradiso anzi in KinderParadiso :) …il giorno dopo ti può letteralmente crollare sulla testa, cazzo non vi viene voglia di vivere ogni singolo momento al massimo? Come se fosse l’ultimo! Una canzone che ho sentito da poco ma che “sento” e mi piace già da morire dice: “volere è potere”…cazzo allora “Vola! Dai non aspettare! “ Non c’è niente nella vita, niente che succede per caso, una batosta, una botta di culo, un incontro, un incrocio di sguardi. Niente è casuale e tutto ha un senso e una logica. Tutto può far male, ma tutto insegna e dipende solo da te quello che succederà domani, se vorrai alzarti triste, sconsolato e con gli occhi gonfi, oppure carico per affrontare una giornata nuova, anche se magari è di merda. Chissenefrega, prima o poi torna il sole. Chiudi quel “Do”.




Grazie di cuore amici miei, Jessy, Betta, Ramona, Vik, Laura, Babi, Biccio,Reggio e le acciughe snack :), Anna, Vero, chi mi ha fornito di strumenti forti per andare avanti sempre e nonostante tutto, le altre persone che sto conoscendo e con cui sto collaborando..e quelle che conoscerò!
Grazie ragazzi!

Un abbraccio enorme!!!






















sabato 25 agosto 2012

Il Grillo e la Luna



Una notte, un grillo camminava nella radura. Nel suo incedere alzò gli occhi e rimase affascinato da una grande luce d'argento il cui bagliore con la sua purezza lo inebriava d'amore e di felicità.
Stette ore ed ore incantato ad osservarla finché prese una decisione
"Voglio carpire la tua bellezza e dissetarmi della tua luce. Ti raggiungerò!"
Il suo viso era raggiante persino nel buio.
Tentò tutta la notte di aggrapparsi a fili d'erba, fiori, alberi, ma niente, non riusciva a raggiungere il suo scopo. Ormai allo stremo delle forze, si fermò un attimo, riposandosi sotto una rosa nei pressi di un grande albero.

Un gufo che stava guardando divertito la scena da ore su di un ramo, gli chiese:
" O tu grillo! Cosa stai combinando da ore qui sotto? Cosa cerchi di fare?"
" Voglio abbracciare il cielo, voglio abbracciare la mia amata splendente lassù!"
"Ahahaah! Questa è proprio bella!"- rise compiaciuto l'animale- "Sentiamo, come vorresti raggiungerla???"
"Non saprei. Ho provato a saltare, a camminar su fili d'erba, ad arrampicarmi ovunque ma non sono riuscito. Vorrei riuscire a volare. Tu....tu puoi insegnarmi!"
"Insegnarti a volare?! Forse non ti rendi conto che quelle piccole ali che hai, non son fatte per volare!!"
Il grillo era sconsolato. Il gufo fece per andare ma prima consigliò:
:" Comincia a farsi giorno, la tua amata sparirà per ricomparire nella notte..
Ti illudi di poter bearti della sua luce, ma non la afferrerai mai!
Potrai solo ammirarla, da lontano, senza poterla stringere.. Forse proprio perché è così bella e luminosa, non è dato averla solo per sé. Rassegnati e va avanti!"
Detto ciò prese e andò via.
L'insetto rimase solo, stanco e perplesso. Vide che la luce argentea si nascondeva di fronte alla sfrontatezza e all'arroganza del Sole...ma era troppo stanco...seguì con gli occhi la sua dolce Luna scivolare dietro l'orizzonte e si addormentò.
Si svegliò al tramonto, cominciò a pensare e ripensare come fare e quando fu sera riprovò di nuovo, ma nulla cambiò. Andò a cercare il gufo e quando, dopo alcune ore di ricerca lo trovò, disperato gli chiese:
" Saggio guardiano della notte, mi rimetto a te e alla tua clemenza... Tu che sai  com'è fatto il cielo, portami tu dalla mia amata, ti prego, ti scongiuro!"
Il gufo negò ma l'insetto fu davvero insistente e alla fine gli svelò che conosceva un'animale che era in grado di volare ancora più alto di lui:
"Cerca l'Aquila reale, io non posso espormi perché sono una sua preda, vai verso le montagne rocciose a est..."
Forse non aveva ancora realizzato la fatica che doveva fare per raggiungere quei luoghi ma si sentiva al settimo cielo sentendosi sempre più vicino alla sua agognata meta.
Cammina cammina, dopo diversi giorni giunse finalmente alle Montagne rocciose, era da poco passato mezzogiorno, il sole era alto già vicino alla vetta era in trepidazione, si sentiva a un passo dal cielo. Dopo alcuni minuti di osservazione, vide finalmente la maestosa Aquila. Lui era così piccolo e non sarebbe mai stato visto, pensò che se avesse trovato qualche nido, si sarebbe nascosto li e al momento opportuno avrebbe avanzato la sua richiesta.

Lo trovò e rimane fermo e invisibile per diverse ore, finché finalmente l'animale reale arrivò. Intimidito, prese coraggio e disse:
".... Mi scusi animal sublime, re dei cieli..."
L'Aquila sentì la voce ma non vide il suo proprietario.
" Chi sei? Esci fuori non ti vedo!!"
Con le gambettine tremanti, il grillettino saltò fuori e si presentò:
" ...ss...Sono ii-io...."
L'uccello abbassò la testa per guardarlo bene, dopodiché esplose in una sonora  risata:
" Ah ah ah ah ah! Un insetto!!! Cosa ci fa un insetto qui, in questo luogo impervio e per giunta davanti al cospetto di un Aquila! Deve essere un folle!"
"Si sono folle.... Ho bisogno del tuo aiuto e spero vorrai essere così gentile da concedermelo..."
"mmh...non solgo parlare con grilli che saltano fuori improvvisamente e fanno richieste..ma dato che per venir fin qui hai fatto un viaggio incredibile, mi hai incuriosito ascolterò la tua richiesta. Sentiamo..."
"Devo raggiungere l'irrangiungibile, voglio prendere la mia amata Luna, portarla sulla terra e vivere con lei ogni giorno della mia esistenza."
L'Aquila fece un'espressione tra il divertito e lo sbigottito.
" Non ti rendi conto grillo che è impossibile, vero? Non perderò altro tempo per simili sciocchezze!"
" Va bene...vorrá dire che mi rivolgerò a un'animale che sappia davvero volare alto, più in alto di tutti da toccare il cielo!" e finse di volersene andare.
L'Aquila si risentì e lo fermò " Come osi sfidarmi!?  Il cielo non ha segreti per me, è mio territorio!"
"Allora stanotte portami dalla Lei! "
" Va bene, stupido grillo, proverò a portarti dalla Luna ma non dovrai proferire a nessuno del nostro incontro né tantomeno dell'impresa, non dovrai volare mai più in tutta la tua vita!"
Accettato il patto, il grillo salì sulla groppa del volatile e volarono in alto,molto in alto, i paesi  le case, gli alberi, i fiumi, sembravano tutti dei punti e delle linee piuttosto indistinguibili nella nera notte.
Il cielo era pieno di stelle e la Luna nel pieno del suo splendore appariva sempre più vicina.
L'argenteo astro se ne accorse e si andò a nascondere dietro le nuvole che la avvolsero subito.
:"... Vola....vola, più su!" urlò disperato all'Aquila che eseguì l'ordine, nel frattempo le nuvole avevano quasi totalmente ricoperto la Luna e la notte diventò più profonda e oscura.
:" C'è sempre più buio...e ci sono le nuvole, non possiamo attraversarle, ci perderemo!! - ammonì l'Aquila.
:" Dobbiamo passarle, andiamo!!! - urlò il grillo.

Entrarono nella nuvola, il buio era ormai completo, non si più vedeva nulla, l'aria era irrespirabile, l' Aquila perse i sensi e si lasciò andare  in picchiata verso il basso, il grillo si staccò e cadde sulla foglia  di un albero.
Svegliato dalla rugiada, diverso tempo dopo riaprì gli occhi. Si guardò intorno, nessuna traccia dell'Aquila e la Luna si era lievemente affacciata dalla coltre scura, come preoccupata il piccolo insetto.
Lui la guardò ancora. Cominciò a cantare il suo amore, il suo dolore. Gli altri suoi simili lo udirono e si unirono alla sua straziante voce. Il coro arrivò alla Luna che commossa uscì dal nascondiglio e si mostrò in tutto il suo splendore, piena, immensa e pianse polvere di stelle che, cadendo su alcuni insettini degli alberi, li rese luminescenti.
Lo spettacolo era meraviglioso, la luce lambiva ogni cosa, gli alberi si accesero magicamente di piccole luci pulsanti. Il tutto si rifletteva nel piccolo fiume che sembrò prender vita sotto l'arbusto.
Il grillo era emozionato ma nulla poteva colmare la mancanza della sua amata, che non era riuscito nemmeno a sfiorare.
Guardò l'immagine della sua amata ondeggiare sull'acqua e venne illuminato al suo riflesso. Con folle guizzo, non ci pensò due volte, saltò più in alto che poteva.
Il suo corpo sembrava una piuma che piano piano volteggiava nell'aria in una vorticosa danza che inesorabilmente lo trascinava giù, ma lui era felice, finalmente si sarebbe immerso nei suoi raggi, avrebbe finalmente potuto essere tutt'uno con Lei, quel desiderio irraggiungibile in cui annegava senza opporre resistenza alle piccole ninfe-onde che lo cullavano trascinandolo sul letto del fiume. Un'ultima occhiata serena e sorridendo si accoccolò sul fondo.


Da quella notte, ogni estate i grilli cantano per ricordare  la sua triste storia, talmente dolce che è diventato un canto d'amore, nacquero le piccole lucciole che da allora vestirono la natura di allegre pulsanti luci e quando c'è la luna piena,ogni  specchio d'acqua, fiume, lago, mare, oceano, risplende un po' di più, in un mutuo scambio di bagliori carezzevoli e chiunque passi per tali paesaggi, riceve quella magia.

martedì 21 agosto 2012

I racconti di Praga : Il libraio




Si narra che all’inizio del secolo scorso, un umile e onesto libraio viveva e lavorava in una bottega vicino ponte Carlo a Praga. La moglie morì di parto lasciandogli una bella bambina che crebbe nella bellezza e nella cultura, imparando dal padre l’arte della stampa e della rilegatura. Purtroppo improvvisamente la colse un brutto male e cominciò a deperire giorno per giorno. Il padre era sempre più affranto, soprattutto perché si sentiva impotente vedendo peggiorare la figlia. Le cure costavano molto e il libraio non sapeva più cosa vendere e che inventarsi per rimediare altro danaro.
“I miei occhi vecchi e stanchi hanno già visto morire mia moglie, non posso permettere che la mia bambina venga portata via nel fiore degli anni” –pensò –“ non posso permetterlo, farei qualsiasi cosa per vederla star bene, anche vendere l’anima al diavolo!”

Detto fatto, il giorno dopo il diavolo mandò un truffatore alla sua porta che gli propose un grosso  e losco affare. Era molto riluttante e si prese il tempo per riflettere rimandando la decisione all’indomani. Sempre più sconsolato andò nella camera della figlioletta, si sedette accanto al letto. Vide il suo pallore e il suo cuore si strinse ancora di più. Si volto versò il ritratto di S. Giovanni Nepomuceno sul comodino. Lo guardò intensamente e crollò in lacrime di fronte al santino.
S.Giovanni non poteva non udire le sue lacrime e decise di accogliere la sua supplica e aiutarlo. La sera stessa gli apparve in sogno e gli disse :” Ho sentito il tuo dolore e ho deciso di aiutarti. Se mi ascolterai bene, guadagnerai soldi a volontà, potrai vedere tua figlia guarire, potrai vedere il suo matrimonio e i figli che ne nasceranno.
Ascolta bene…. Verrò ogni notte per 7 notti di seguito ogni mese, per 7 anni. Ti porterò in giro per il mondo. Se al tuo risveglio saprai utilizzare al meglio ciò che hai visto, esso ti frutterà una fortuna e ti darà vita e prosperità eterna. Ma attento…. Non vendere nulla di ciò che hai già o troverai....”
Il Santo prese la mano del libraio e insieme cominciarono a fluttuare lungo i cieli notturni e nebbiosi, fermandosi qua e la a osservare la vita delle persone, le loro storie, buffe, drammatiche, commoventi, avventurose.
L’indomani mattina si svegliò, aprì gli occhi confuso e cominciò a guardarsi attorno.
Si alzò prontamente dal letto chiedendosi se ciò che aveva sognato avesse un fondamento reale e con questo pensiero si mise a controllare la sua casa.
All’inizio non notò nulla di strano. Quando si trovò in soffitta però qualcosa riluceva nel buio, tra le carcasse di vecchi libri e cianfrusaglie varie. Era un libro d’oro!
Lo aprii ma vide che immacolato, non una parola macchiava le sue pagine. Continuò a sfogliare e ad un tratto sentì cadere qualcosa. Si girò e vide una penna, anch’essa d’oro. Con quella fortuna in mano, il primo pensiero cadde sulla vendita di questi oggetti miracolosi, ma freddò  subito questa idea ricordandosi delle parole di S.Giovanni.

Bussò alla porta un mercante oscuro, che richiedeva una rilegatura in oro, offrendo una cospicua cifra. Il vecchio era sempre più tentato ma si convinse che fosse il diavolo a tentarlo e che preferiva rispettare le indicazioni benedette.
Prese gli oggetti dorati, li mise sul tavolo e li osservò per un’altra oretta finché non gli venne l’idea di scrivere ciò che aveva visto quella notte.
Sembrava che quella penna non aspettasse altro che danzare sul freddo candore dei fogli per riempirle di emozioni e avventure, come un bacio di inchiostro.
La stessa scena si ripeté per 7 giorni.
L’ottavo giorno dalla prima visione del Santo, passò in bottega un mercante di stoffe che richiedeva un libro per suo figlio. Il buon libraio ricordando che non poteva vendere quello che già aveva,chiese cortesemente al ricco borghese di passare l’indomani. Nel frattempo il libraio, che all’occorrenza stampava anche, si mise di buona lena a raccogliere i suoi racconti più avventurosi e stamparli.
Il giorno dopo presentò e vendette il suo prodotto al mercante.
Lo stesso giorno si presentò un giovane studente che cercava un libro romantico da regalare alla promessa sposa, il libraio fece la stessa richiesta allo studente e il giorno dopo gli vendette un bel libro di racconti d’amore, e così via.
In poco tempo i suoi libri divennero così famosi che persino il Re li comprò e non solo, gli commissionò delle opere. In breve tempo, divenne così ricco da poter curare sua figlia che si rimise più sana e più bella di prima e le mise da parte una bella dote.
In breve tempo la figlia si sposò e chiamò i due bambini che le nacquero col nome del padre e del santo che l’aveva aiutata.
Il libraio continuò a scrivere, anche quando dopo 7 anni non gli apparve più in sogno il santo. Tante erano le cose che aveva visto che poteva continuare per altri 100, ma mano mano gli piacque sempre di più anche inventare le storie e dimostrò in questo di avere grande creatività. Passarono gli anni serenamente.
Un giorno era sulla suo poltrona preferita, affacciato alla strada. Col libro e la penna appoggiate sulle gambe si addormentò.
Il giorno dopo lo andò a trovare la figlia. Bussò ripetutamente alla porta, ma non sentendo risposta, chiese aiuto al marito per sfondare la porta. Quando entrarono trovarono un libro d’oro aperto e una penna anch’essa d’oro che emanavano una luce stupenda. Il vecchio non fu più trovato ma si dice che leggendo i suoi libri si possa ancora udire la sua voce e che dopo pochi minuti di lettura, ti prenda per mano e ti mostri i luoghi delle sue storie, qualcuno afferma di averci persino parlato e interloquito per ore.
La promessa fu mantenuta, grazie ai suoi racconti e al suo estro, il libraio era diventato immortale.


I racconti di Praga : La vecchia fanciulla






In una delizioso palazzo a Malastrana, al di là del Ponte Carlo,viveva una bellissima quanto capricciosa nobile.











dipinto di Dante Gabriel Rossetti
Aveva tutto ciò che una ragazza potesse desiderare, ma non le bastava. Nonostante la sua giovinezza, i capelli color rame dorato risplendessero come onde baciate dal sole lunghi e morbidi, pelle chiara e morbida, occhi chiari e lucenti che come gioielli attraevano lo sguardo di molti pretendenti, era ossessionata dalla paura di invecchiare.
Non aveva il coraggio di confidarlo a nessuno. Man mano si chiuse sempre di più in sé stessa e diventò sempre più irrequieta, fece scappare quasi tutta la servitù e le sue amicizie non riuscivano a portarle conforto dall'ossessivo incubo notturno che la logorava; svegliarsi vecchia e decrepita.
Sembrava che qualcuno si fosse beffardamente infilato nelle piaghe delle sue paure.







Una mattina si svegliò,si sentì stranamente pesante e stanca. 

Andò alla toeletta come soleva fare tutti i giorni quando lo specchio le rivelò il suo nuovo aspetto: la pelle del volto grinzosa, collo flaccido, mani rugose,capelli bianchi e pancia goffa.
Sbatté gli occhi più volte come per togliersi quella immagine di sé orrenda, sperando di aver visto male o di essere ancora nel torpore del sonno, ma l’immagine rimase lì a guardarla sempre più impaurita.
Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, tanto da avere quasi un infarto.
ritratto di una donna anziana - Rembrant
La servitù accorse in tutta fretta e si sorpresero di vedere le fattezze della vecchia inserviente che la padrona aveva cacciata via per capriccio una settimana prima.
Proprio per questo, l’acchiapparono di peso e la portarono fuori dal palazzo.
Rimase senza parole e senza muoversi per un’ora. Improvvisamente ora si era avverata la sua paura più grande; era vecchia, decrepita e tra l’altro aveva le sembianze di quella povera serva.
Non riusciva a realizzare la cosa ed era irrigidita dallo spavento e dalla paura.
A un certo punto però la fame prese il sopravvento e le diede il coraggio di camminare verso il mercato.
Non avendo mai avuto a che fare coi soldi, cominciò a prender i frutti da ogni bancarella e a mangiarli.




Un fruttivendolo urlò “Al ladro!!!!!” ma la vecchina continuò a gustarsi i frutti del suo strano raccolto come se nulla fosse finché non la arrestarono.
Venne portata alle prigioni. Faceva molto freddo, c’era poca luce e la vecchina cominciò a tremare, soprattutto di paura. Si prese uno straccio sopra il letto per coprirsi e cominciò a riordinare le idee finché a un certo punto, cadde stanca sul povero e scomodo lettuccio.


Hope in the prison of despair -Evelyn De Morgan

Il giorno dopo il silenzio delle prigioni venne interrotto dall'arrivo di un nuovo ospite. Nella cella di fianco a quella della vecchia fanciulla venne scaraventato un giovane garzone.

La vecchina all’inizio divenne quasi rossa dall'imbarazzo, poi ricordandosi del suo nuovo aspetto maturo, si avvicinò alle sbarre della cella che confinavano con quelle del garzone. 
Lo osservò meglio e riconobbe il messaggero del suo palazzo che aveva trattato male pochi giorni prima ma che in quella situazione divenne una faccia amica rassicurante. 

Mentre si allontanava timidamente, il giovane riconobbe la vecchia serva e le chiese di fermarsi e di parlare con lui “Ma io ti conosco!! Sono Primcek!! Anche lei è qui per colpa di quella stupida della padrona?? Rischio la forca ma sono innocente!!”
Alla definizione “stupida” la nobile contrasse lievemente la fronte, ma la parola forca la distolse dalla sua rabbia.

:-“Come è mai possibile? Cosa è successo?”- Chiese con un filo di voce.
:-“La padrona è scomparsa e non si hanno sue notizie da ieri e pensano sia stato io a rapirla”
La giovane voleva rispondere prontamente,ma poi si morse la lingua prima di spifferare inavvertitamente la verità…ma anche nel caso in cui avesse parlato…Chi mai le avrebbe creduto?
Il silenzio venne interrotto da un’altra domanda di lei :-“ …Cosa centri in questa storia? “
:-“ Nulla, ma mi hanno trovato delle poesie d’amore dedicate dalla dama. E’ burbera e capricciosa, eppure è così bella e non ho mai smesso di amarla”
La vecchina trasalì e dentro di lei si sentiva arrossire come non mai, ma mantenne contegno e si calmò, senza far trasparire nulla. Passó ancora qualche minuto di silenzio finché la curiosità non batté il suo imbarazzo.
:-“ Codeste poesie dove sono?”
:-“Me le hanno prese, ma le so tutte a memoria!! Possono prendermi la carta ma non la mente!!”
E così dicendo prese un sasso e se le mise a scrivere lungo le pareti della prigione.
La giovane vecchia rimase sorpresa e il suo cuore ebbe un sussulto dolce e nuovo. Rimasero altri due giorni chiusi nelle celle contigue e i due si misero a parlare di tutto, soprattutto il giovane raccontò i suoi viaggi, le sue avventure, la sua vita. Dai suoi racconti si poteva dipingere un quadro denso di emozioni e la vecchia fanciulla si rese conto della pochezza della sua vita e dei pochi viaggi di cui ricordava solo i negozi di abiti e di gioielli e solo ora si accorgeva che ogni posto ha un’anima.

All’indomani del terzo giorno, il ragazzo fu prelevato e riportato pieno di lividi e ferite un’ora dopo. La vecchina si protese verso le inferriate per vedere come stava e fece quel che poteva per alleviare il dolore e tamponare il sangue. Il ragazzo dolorante era accasciato sulle sbarre confinanti con quelle della vecchina che stava accanto a lui e continuava a medicarlo al di là dei ferri. Proferì alcune parole “Sono spacciato. Fra tre giorni se la padrona non torna mi giustizieranno”
Alla fanciulla gelò il sangue. Non sapeva cosa fare o cosa pensare. Nascondendo il pianto continuò a medicare e accarezzare il ragazzo finché non vennero a prenderla. Provò a scappare  ma le guardie erano troppo forti e in pochi secondi la buttarono di peso fuori. 

Si guardò spaesata ma non ebbe il tempo di fare un passo che una bambina le si parò innanzi abbracciandola e dicendole :-“ Mamma!! Mi hai fatto prendere un bello spavento!! Dai su torniamo a casa!” Disse emettendo alcuni colpi di tosse.

Un gesto così irruento quanto dolce, le riscaldò il cuore e pensò che solo sua madre quando era piccola la stringeva così forte, finché un brutto giorno morì e il padre si incattivì talmente tanto da andarsene con la sua nuova famiglia fuori le porte di Praga, lasciandola dal freddo e incurante zio.
In ogni modo pensava alla dolcezza di quell’abbraccio che scioglieva anche la neve novembrina praghese ma quando la guardò meglio si accorse che non aveva un cappotto adeguato e le chiese come mai.
“Mamma lo sai che ho molto caldo… non ne ho bisogno!”



La vecchina si tolse un paio di sciarpone e gliele avvolse, poi la bimba la prese per mano e la portò a casa.
Agli occhi di una nobile quella non era certo definibile come “casa”, piuttosto come un cumulo di legno e stracci ma dopo aver passato giorni e giorni nell’umidità,nel freddo, nel buio e nella scomodità, quello le apparve come un’alcova dorata. La bambina la fece accomodare e poi si mise a cucinare qualcosa. La giovane vecchia le si avvicinò curiosa. Finito di preparare, mangiarono, e alla ragazza, nonostante il piatto semplice, le sembrò il cibo più buono che avesse mai mangiato. Finito di cenare, la bimba andò dalla vecchina chiedendole di giocare e, se pur riluttante, accettò e dopo cinque minuti si divertivano così tanto che sembrava fossero coetanee.
Alla fine del gioco, la ragazza portò la piccola a nanna e stremata, finalmente si mise a riposare.





Il giorno dopo si svegliò nel primo pomeriggio e vide la piccoletta intenta nelle faccende di casa e quando la vide sveglia girare per la stanza, le ricordò che dovevano far spesa al mercato.
Si coprì per benino per non farsi riconoscere, vista l’ultima volta in cui fu arrestata, e seguì attenta la piccola. Capì che ogni cosa ha un prezzo e sicuramente anche la sua libertà e che probabilmente la piccola si era venduta il cappottino per liberarla. Voleva ricomprarglielo ma al momento non aveva nulla. Girando per le strade passò vicino le prigioni e si ricordò del garzone e realizzò che stava per scadere il secondo giorno.
Non c’era un minuto da perdere, alla vecchia fanciulla venne in mente il cartaio di fiducia della sua famiglia, siccome era spesso in viaggio ed era un tipo solitario, sicuramente non era a conoscenza dei cambi di servitù e con un po’ di fortuna neanche del suo rapimento, abitando in periferia, lontano dalle voci e dai frastuoni del centro. Camminarono e dopo alcuni minuti erano alla sua bottega. Col cuore che le batteva forte ma con solerte calma entrò e ordinò una piccola fornitura di carta e una penna e di metter tutto in conto. Senza esitazioni, il cartaio le diede ciò che aveva richiesto, lesta lesta tornò a casa. Fece qualche prova per vedere se sapeva ancora scrivere e vedendo che riusciva perfettamente e la sua calligrafia e la sua firma erano immutate scrisse tre lettere.
Appena finito, ne consegnò due alla bambina e le chiese di correre prontamente al  suo palazzo, al di là del ponte mentre lei sarebbe passata per le prigioni. Abbracciò la bambina, come se avesse un brutto presentimento, e si incamminò prontamente.
La vecchina passò per le prigioni e dalla buca corrispondente  alla cella del garzone fece cadere la lettera a lui destinata. Intanto la piccola aveva già consegnato una lettera alla governante che la lesse e prontamente la consegnò allo zio e al padre di lei che per l’occasione era accorso prontamente alla notizia della scomparsa della figlia. Nella lettera c’era scritto che la fanciulla si era allontanata per andare alla terme com’era suo solito, che si era dimenticata di avvertire e di non preoccuparsi. La lettera terminava dicendo che l’indomani sarebbe tornata.
Si udì un urlo di gioia provenire dalle prigioni, non solo per esser stato messo al corrente, ma perché alla fine della sua lettera, la padrona lo ringraziava dell’amore dimostratole. Per un secondo si stupì, ma poi si lasciò andare in un grido liberatorio e felice.
Si era già fatta sera e la vecchina mentre tornava a casa si soffermò a guardare ponte Carlo e il palazzo reale.
Mentre si guardava intorno con gli occhi stupiti di una bambina che vede per la prima volta, soffici fiocchi di neve cominciarono a imbiancare le strade, il palazzo, il ponte, e piano piano, senza neanche accorgersene, anche la vecchina venne accolta in un manto di neve finché, talmente il freddo le aveva intorpidito i sensi, cadde a terra. I fiocchi continuavano a danzare attorno al suo corpo e sembrava volessero coprirla per non farle prendere freddo nel suo sonno eterno.




Il giorno dopo, quando aprì gli occhi e rivide la sua camera da letto. Scattò in piedi, si osservò le mani e vide che erano di nuovo giovani e belle. Pensò che forse era tutto un sogno ma presa dalle frenesia di controllare, non si guardò alla toeletta, si mise in tutta fretta una lunga giacca e corse fuori, a nulla valsero i servi, lo zio e persino il padre che provarono a fermarla, non guardò in faccia a nessuno e in pochi secondi era già sgusciata via dalla porta.



Si diresse al di là del ponte correndo, fino a che arrivò a una piccola folla radunata proprio vicino alla statua di Carlo IV. Riprese un attimo fiato, si aprì un varco tra la gente e osservò un corpo sepolto dalla neve a terra…non era un sogno….giaceva il corpo della vecchia serva!
Rimase senza parole ma quel silenzio lo colmarono le numerose lacrime che inondarono il suo volto. Si inginocchiò sul corpo e accarezzò il volto. Gli astanti rimasero sbigottiti nel vedere una fanciulla giovane, chiara con la pella di porcellana, i capelli dorati e la veste di seta leggera che usciva dal cappottino, accarezzare una vecchia con la carnagione scura olivastra piena di rughe vestita di stracci. Lei non se ne curava e continuava a piangere. La figlioletta della vecchia, le venne incontro con sguardo serio e solenne. La invitò ad alzarsi con un gesto e le consegnò la terza lettera …..

“ Cara Hannah,
so che sarai  molto confusa quando leggerai questa lettera e risponderò subito alla tua prima domanda;
l’ho scritta io grazie a te.
Hai sempre pensato che ero una povera e stupida mentecatta da trattare male per capriccio.
Io sono una principessa zingara, sensitiva,col dono della chiaroveggenza.
Ho visto i tuoi pensieri nascosti, le tue paure e il vuoto della tua vita e ho deciso di mostrarti il senso della vita, facendoti osservare il mondo da un nuovo punto di vista per farti cogliere la vera essenza.

Il mio percorso su questa terra è terminato. Prendi sotto la tua ala mia figlia, anch’ella dotata dei miei stessi doni divini e ti proteggerà assicurandoti un futuro sereno e florido.

Ricorda : puoi possedere tutto l’oro del mondo, ma nulla ti renderà più ricca e felice dell’amore vero “


Finì di leggere le parole e osservò portar via il corpo e guardò il feretro improvvisato allontanarsi sempre di più.
Mesta si incamminò verso il palazzo, quando dopo pochi passi vide il padre che la stava aspettando con una giacca più pesante che prontamente le mise addosso. 
Hannah si sorprese del gesto e guardò il padre quasi commosso ma bloccato dalla fierezza e dall’orgoglio. Si guardarono negli occhi e lui la prese e la strinse a sé, proprio come faceva qualche anno prima che la moglie morisse. Dopo anni di dolore e di gelo si ritrovarono.

Dopo questo avvenimento, l’aria nel palazzo cambiò radicalmente. Era tornata un’aria familiare, il padre tornò a vivere nel palazzo con la nuova famiglia che la giovane non ebbe problemi ad accettare e tornò di nuovo premuroso nei suoi confronti. I servi non vennero più trattati male.
Il garzone in breve tempo imparò il mestiere di carpentiere e costruì una sua piccola attività e nel mentre comincio a frequentare la bella Hannah. Un anno dopo si sposarono con la benedizione di entrambe le famiglie.
Fu una coppia giudiziosa, amministrarono bene le ricchezze e ampliarono l’attività che gli fruttò altri soldi.
Misero da parte una somma per i tempi magri e il resto lo donarono ai poveri.
Acquistarono la prigione e la ristrutturarono facendola diventare una biblioteca e nel punto in cui il giovane aveva scritto le poesie, gli costruirono una stanza enorme che fu e che tuttora è privata, in cui spicca un edera che si aggrappa tra le pietre e che a volte, un po’ maleducatamente , copre alcune parole, così come l’amore, che si aggrappa anche alla speranza più ardua e che non sente ragioni.
Ebbero tanti figli e nipoti. Un giorno Hannah, davvero anziana, vide alla sua porta una oscura signora. Le sorrise e serenamente, si fece trasportare , conscia di aver avuto l’occasione di capire e di aver vissuto la vita pienamente.






La finestra del vuoto: la cornice dell'oblio


gentilmente concesso da Michele  Filoscia  



Le strade in cui passo ogni giorno son cambiate. Eppure, dopo mesi che ci passi e ripassi, a piedi, in macchina, un po' ti abitui all' ineluttabile e un po' ti sfugge lo sguardo che inevitabilmente ti intristisce.
Quando passano i miei amici, tutte le volte vengono sorpresi dal paesaggio e commentano "ma guarda quella, e questa! Che tristezza!" e io che oramai non ci faccio più caso, mi stupisco della loro sorpresa ma sono ancora più stupita di non stupirmi più...!

Ci si abitua proprio a tutto.

Ci sono molte demolizioni e il paesaggio si evolve velocemente.
Passando in macchina, mentre facevano i lavori, ho intravisto per pochi secondi tra macerie e resti,
una finestra, vuota, sventrata e le pareti morse dalle ruspe, che avevano lasciato come torsolo la parte centrale del muro con questa apertura in alto, che corrispondeva al primo piano.


"...una finestra sul vuoto, cornice dell'oblio..." ho pensato tristemente.
Ho avuto una stretta al cuore pensando che a casa mia il pavimento del primo piano si sta staccando dal muro e hanno staccato l'acqua, gas e elettricità.
Può essere difficile da comprendere e forse è anche stupido, ma quando sentii che dovevano togliere l'acqua riecheggiava nell mia mente come l'eutanasia alla casa morente.
Una dimora viva a cui piano piano hanno tolto la vita, prima i suoi abitanti, poi l'energia e infine la linfa, l'acqua.
Mi ha evocato brutti ricordi. Pensare a chi addirittura doveva massacrarne il corpo per demolirla, mi ha riempito ancor più di dolore.
Quella finestra, accasciata su se stessa, che ha raccolto sguardi felici, i baci del sole, le coccole della notte, il volo primaverile delle rondini, l'estate leggera sui campi e le soffici onde di neve-panna, ora guarda sé stessa accartocciarsi sulle proprie ginocchia sanguinanti, senza forza per reagire da tanto che è provata....ma è ancora li. Forse saluta, prima di congedarsi per sempre.
"Noi forse riusciremo a farla 'risorgere' un giorno, dai ci è andata anche bene su!" continuo a ripetermi. L'immagine di un incaricato comunale che veniva a chiudere l'acqua e io impotente a non poter far nulla come iniezione letale a un essere che hai tanto amato rimbombava rumorosamente nella testa incupendomi, nonostante fossi cosciente che non si sarebbe svolta così.
"...Ho visto e sentito di peggio, sto tenendo botta bene, cosa sono ste menate!?! Basta! Avanti Elisa, avanti su! Resisti!"


Torno nella mia nuova, bella casa. Ha un giardino, stanze ampie e comode. La signora che ci ha dato la casa - guai a chiamarla 'padrona' di casa, dice che siamo tutti uguali e nessuno è padrone di nulla, solo noi siamo i padroni di noi stessi e manco quando aveva la ditta di maglieria diceva che era solo una datrice di lavoro- è una signora dolcissima, a cui ho voluto istintivamente bene da subito.
Ha una dolcezza e una saggezza squisite, una donna semplice, davvero in gamba e speciale. Ne ha passati tanti di dolori, il più grande la perdita di suo figlio, di cui tiene tante foto e tanti ricordi attorno a sé.
Visto che compie gli anni, ho pensato di cantarle qualche canzone, di chiamare anche mia nonna e mio padre,insieme a mia madre e mia zia che già vivono con me.

Credo di aver festeggiato il più bel e significativo compleanno.
Non il mio, bensì quello della padrona della mia nuova casa, che ha quasi 80 anni, un sorriso e un affetto infinito nonostante il dolore che da anni si porta ogni giorno.
Ho cantato per lei, brani moderni, italiani e anche lirica e ha apprezzato tantissimo come anche il pubblico d'eccezione, la mia famiglia.
Porto questa giornata come altro tassello importante, come altro tesoro prezioso che la vita mi sta facendo apprezzare.

Nonostante le disgrazie, o grazie ad esse, si apprezza di più la felicità.




venerdì 17 agosto 2012

Giochi di luce, cambio espressioni. Punti di vista in movimento

Nacho Guzman pone l'attenzione su come il gioco di luce e ombra può cambiare espressione ad un volto. Anche nella vita di tutti i giorni ne siamo influenzati. Questa é la mia riflessione sul suo video.





"Mettere in luce" significa valorizzare o far risaltare qualcosa rispetto al resto.
Tutti noi tendiamo a privilegiare determinati aspetti rispetto ad altri sia per esperienza diretta che per abitudine.
Ciò però può farci perdere la visione d'insieme della nostra ricerca se non ampliamo la visuale e non guardiamo da più punti di vista.
Eccone un esempio. 
Nacho Guzman ha realizzato un esperimento molto interessante.
Un volto di donna illuminato da una luce che cambia angolazione e da diversi colori.




L'espressione é la stessa ma a seconda dei giochi di luce e ombra sembra cambiare espressione. 
Il colore enfatizza ulteriormente alcuni stati d'animo.
La stessa cosa avviene tutti i giorni e ne siamo protagonisti e osservatori inconsci.  Quando guardiamo siamo viziati dal nostro modo di pensare e notiamo determinate cose e non altre. Oppure, chi conosce l'uso di queste tecniche come grafici, registi, truccatori o altri artisti, vogliono indurre certe emozioni enfatizzando proprio questo gioco. Se ci abituiamo a guardare a 360 gradi, con occhi diversi, tutto può apparirci diversamente o rivelare nuove sfumature che avevamo perso. Un po' come una sorta di occhiali che ci aiutano a vedere bene quello che sfocavamo. Se ci spostiamo dalla nostra posizione, se scendiamo dal nostro trono di sicurezze, cambiamo prospettiva acquisendo profondità e visione d'insieme. Nel silenzio, si impara a captare piccoli e impercettibili suoni.
Angolazioni, sfumature, luci e ombre, piccoli grandi movimenti, l'insieme e il dettaglio. Grande alla dinamicità mentale si coglie tutto questo mondo di informazioni.
Questo é sempre stato il mio pensiero; la verità é una, come un cristallo dalle mille sfaccettature. Il colore e la luce dipendono dall'angolazione con cui lo osservi. Per coglierne il più possibile bisogna muoversi, guardare e riguardare senza pregiudizio.

lunedì 13 agosto 2012

Riflesso Specchio - Specchio Riflesso



Situazione quotidiana, la spesa al supermercato , gironzolo qua e la tra i banchi cercando di completare la mia lista.
Più o meno come al solito, ma quella volta fu diverso.
Forse un po' distratta o forse calata nei miei pensieri abitudinari, andavo avanti e indietro, a destra e sinistra, finché improvvisamente non capitai faccia a faccia con uno degli specchi, forse del reparto vestiario o forse di quelli messi per far sembrare infiniti i banchi di prodotti ben illuminati e invitanti del frigo.

Stavo parlando pochi attimi prima ed avevo un'espressione semi sorridente che calò subito nel gelo.

"Chi è questa giovane donna poco più che ventenne che mi sta fissando, con sguardo vuoto, pallida, stanca?" pensai fissandola intensamente, ricambiata.
"Che vuoi da me? Chi sei???" Urlai dentro di me, ma non rispondeva e non sembrava minimamente scossa. Mi fissava.
Più la guardavo, più la riconoscevo e più la consapevolezza mi incupiva.
" Che fine ha fatto quella ragazza bella, solare, forte e sorridente, piena di vita? Tu non sei che una pallida ombra, lo sai?
Cosa ha scavato solchi così profondi nella tua anima da renderti così?"

I suoi occhi erano lucidi, ma senza lacrime.

Sfiorai lievemente il vetro riflettente e fece anche lei lo stesso gesto.

Ci toccammo nell'anima.






Capii davvero chi ero diventata, mi ero tralasciata, compressa, oppressa in una non-vita che facevo per inerzia, senza musica, senza emozioni, senza progetti.
Senza futuro.  Non potevo essere io!

Mi vidi, attraverso tutto quel buio.

C'è ancora una piccola fiamma in fondo a quegli occhi che devo riaccendere.

Fini l'incantesimo del riflesso e fui richiamata alla spesa.
Tornai alla dimensione reale, continuando a riflettere, dentro di me.

Basta sognare di essere di essere qualcun altro o di essere diversi.
Bisogna lavorare sodo per partorirsi di nuovo, ci si può riuscire.
Inutile lamentarsi senza alzare un dito, troppo comodo.

Ci ho messo lacrime e sangue per riaccendermi quel fuoco.

Il tempo passa, il percorso continua nella consapevolezza. La meta sarà forse sempre lontana, ma non mi importa, io cammino, corro, salto, procedo, riparto, sempre come spirito libero, errante e da qualche parte andrò.

Mi guardo allo specchio.
Sorrido alla persona di fronte a me, senza giudicare, con affetto.
Sto facendo quello che ho sempre voluto fare. Posso fare di più e lo farò.
Sorridendo ancora saluto questo nuovo riflesso positivo.

Un movimento interiore, di dolore, gioia, sentimenti forti, un disequilibrio equilibrato, una stabile instabilità.
Qualche battaglia si può anche perdere, ma non sé stessi.
Ci si rialza e si vince la Guerra.
La vita.




domenica 12 agosto 2012

Wind of change - vento del cambiamento




Domenica 5 agosto 2012



Una di quelle giornate che sembra organizzarsi da sola, senza complicazioni, semplice, leggera, in divenire, on the road. Insieme a un'amicizia di sempre, a una vecchia e una nuova , che ha giá il sapore di complicitá e affetto come se fosse da tempo.

Una tappa importante, suggerita da quest'ultima, il ReCostruction festival a Tagliata di Guastalla, che non mi suona nuova perchè solito passo di sfuggita.



Mi trovo subito a mio agio sul sottofondo di tanta buona musica rock e con tanti ragazzi e ragazze che gironzolano qua e la tra i vari stand e band.
 
Colgo l'occasione per parlare con uno degli organizzatori e con somma sorpresa sento dire le stesse parole che dissi io tempo prima, stesso approccio, stessi motivi, stessa determinazione.
Guardandomi attorno, penso tra me e me che è incredibile vedere la forza di un'idea, condivisa sia dagli abitanti del tuo paese che di quelli di un altro, come se ci fosse un filo che in questo momento ci lega tutti e che ha svegliato le coscienze.
Ebbi un brivido di gioia. Persone come me, come Max e come tante altre che reagiscono usando quello che sanno fare, la musica, il saper organizzare.
Riassumo con questo post che ho pubblicato sulla bacheca dell'evento:


"Una giornata che mi ha dato tantissimo anche a livello umano. È bello vedere come la musica aggrega e sentire dagli organizzatori le stesse parole che abbiamo pronunciato io e i miei colleghi quando abbiamo cominciato a pensare al nostro evento musicale.
Se da un lato ogni giorno è una dura battaglia su diversi fronti, è una grande vittoria vedere che c'è tanta bella energia, tanta voglia di fare, ed è questo che fa andare avanti il motore della vita...
Complimenti a tutti!
Rock on!"


Domenica 12 agosto 2012



È passata una settimana......sfacchinata assurda tra spostare mobili, reti, letti, cartoni pesanti e leggeri, televisore,play &videogame,buste varie, strumenti musicali, quadri, pianta i chiodi, aggiusta quello e questo (poi dicono che le donne non son capaci di far
 lavori pesanti!), qualche acciacco qui e li...finalmente ho cominciato a togliere la mia roba dalle sporte e cartoni e a collocarla nella nuova casa...è solo l'inizio, ma che soddisfazione! 
Tutta la settimana a sgobbare rimettendoci quasi la mano sinistra, passando attraverso tensioni di vario tipo ma anche a tante soddisfazioni, prima fra tutte di sentire i miei pezzi, le mie creature vivere con un vigore e una forza di fuoco...e vedere tante persone, tanti giovani che si muovono, mi fa pensare che questo Paese non è morto, che forse, c'è un 'terremoto interiore', una 'crisi' che finalmente sta risvegliando tutte le coscienze portandole una nuova consapevolezza..quella dell'agire, della tenacia, dell'andare avanti ...

...ma ora azzero i pensieri, mi rilasso insieme ai miei tre nuovi inquilini (tre bellissimi mici) spalmata sul letto mi godo lo spettacolo della mia nuova stanza giá personalizzata...e questa notturna brezza che dona refrigerio al mio corpo e alla mia anima...questo vento del cambiamento che accolgo e che spero porti nuove occasioni e una nuova vita...
..perchè "non si tornerá mai come prima.
Ma si può ricominciare, meglio di prima."