domenica 23 luglio 2017

Diario di Luoghi e di Cieli: La Panchina




Quando ero bambina solevo sedermi su una panchina e immaginare cosa c’era all’orizzonte proibito.

Altri posti?
Altre città?

La mia mente viaggiava fervida creando storie fantastiche.
Guardavo con curiosità le altre pensando alle persone che vi si erano sedute, ipotizzando i perché.

Magari una breve sosta di ristoro, o forse qualcuno come me, si sedeva, guardava la fine della strada e rifletteva. Tutte storie di passaggio sui binari della quotidianità che mi pareva straordinaria.

E anche ora la guardo e penso:
“Chissà chi o cosa aspetta silenziosamente quella panchina.”

Ha dato ristoro a fanciullesche corse, a viaggiatori distratti, ha fatto riposare speranze in attesa della prossima destinazione, ha ascoltato parole segrete, dolci e amare, fatto scivolare nel fiume tante gocce di ricordi, di sogni.

Questi sogni…

Abbandonati per debolezza in attesa di altri padroni, sono rimasti proprio là, dimenticati nel tempo, in solitudine in attesa eterna, senza sapere di cosa, di compiersi, forse con un altro treno-destino, con altri occhi.

Altri invece sono stati portati via, in altri luoghi dell'anima.
Altri ancora non ci sono più ma hanno lasciato il segno.
Si sono avverati.

domenica 9 luglio 2017

Diario di Luoghi e di Cieli - Maschere




Per quanto ti possa truccare, non puoi sfuggire alla tua ombra, che persino di notte traccia il tuo profilo, seguendoti ovunque. Persino la luce a volte è ingannevole.


Stasera siamo dei colori sordi che camminano tra il buio e il silenzioso bagliore dei lampioni.

Il mio cuore scalcia.
Punta il tacco e perfora l'anima.

Non respiri, scavi dentro di me.

Provi a rivestirti di bugie e chiacchiere, la confusione ti nasconde da te stesso
E nella nebbia dei tuoi pensieri ti sei perso e non vuoi ritrovarti,
ma non mi hai lasciato nell'oblio, segui i miei passi, mi vieni incontro e mi rapisci alla logica spazio tempo stringendomi, afferrandomi in questa immensa nuvola che ci avvolge.

Abbracciami. Prendimi.
Ti vedo, sei qui.
Non darmi spiegazioni inutili che noi ben conosciamo.

Sono finiti i giochi ma continuiamo a nasconderci da noi stessi. Da noi.
Togliti la maschera, lo sai, ti vedo. So chi sei.
Riconosco la materia del tuo viso, pelle o cartapesta, ridisegnarti non servirà a camuffare il tuo profilo e la tua storia.

Senti il respiro affannato dentro questa gabbia, vapore umido, condensa di paura gocciolano lente e silenziose,
In punta di piedi fuggono dai cancelli che sto distruggendo.
Fatti vedere, avvicinati a questa Luce.


Nella Luce della ragione, inutile ed essenziale.
Non illumina le mie azioni e non scalda il mio cuore.
Lambisce pagine vuote che scappano accartocciandosi
Per nascondere parole che non dette, nascoste, che rimarranno senza corpo fisico, senza inchiostro per delimitarle.

I miei occhi si perdono nelle tue voluttuose ombre e le mie parole bruciano nella lussuria delle loro danze.

Non c'é confine tra luce e oscurità.
Si chiamano, si cercano, si avvolgono.



Rimango incantata dai suoi bagliori, le fiamme riaccendono una parte di me che ha dormito per troppo tempo.

E ora sono in pasto al tempo, ai miei desideri affamati, a domande che sembrano senza risposta.
Vado avanti con una zavorra pesante in petto che non riesco ad estirparmi.

Quindi, chi sono davvero?
Vado a dormire con la mia essenza sgusciata, smascherata, nuda e pallida come verme o ogni mattina quando mi ridisegno torno a esistere? Maschere e scudi con spessori invisibili fuori e dentro la pelle.

Questo pensavo tornando a casa, percorrendo il vialetto con una pioggerellina battente come questi pensieri, abbeverandomi, respirandoli.
Mentre penso a tutto ciò, questo movimento interiore che si spegne improvvisamente guardandosi attorno.


Era tutto un sogno?

Come per i precedenti post, questa é la rielaborazione utilizzata per lo spettacolo omonimo del Blog.
Ph Chiara Rainer