giovedì 11 luglio 2013

Dentro i miei vuoti : Sguardi


Dentro i miei vuoti' é un racconto a puntate ispirato alla omonima canzone dei Subsonica. É un'opera di fantasia. Riferimenti a fatti o persone reali sono puramente casuali

Una sera di un weekend di fine aprile.
Io, Elena e Lina, le mie amiche coinquiline andiamo a vederci un concerto di nostri amici a Modena.
Il locale, come piace a me, grande, pieno di bikers, rockers e birra.
Puzza di rock, come piace a me.

Arriviamo alle 22 e i concerti di solito non iniziano prima delle 22,30/22,45. 

I nostri amici sono nei camerini a prepararsi. Ultimi dettagli di vestiario e trucco. Ultima accordata agli strumenti.

Non mi piace far la rompicogliona e disturbarli, così ci andiamo a prendere da bere.
Punto subito la zona delle spine. Le altre drink analcolici, una perché guida, l'altra perché é delicata. Non mi lascio sfuggire l'occasione per prenderle un po' in giro, contraccambiata dall'affettuoso epiteto di ubriacona.
Vengono servite subito e le invito a cercare un posto prima che il locale diventi affollato. Sembrano rimasti solo un paio di tavolini in fondo.
Dopo qualche minuto vengo servita anch'io e vado verso le mie compagne.
Il locale é sempre più pieno pieno, sguscio tra sedie, tavoli e persone.

Senza volere pesto, per fortuna leggermente, un piede.
”Pardon!” Faccio io, alzando una mano in segno di scuse e l'altra appena appoggiata alla spalla del malcapitato per palesare meglio la mia presenza e passare.
”Nulla, tranquilla. Prego!” 

Prego?

É un invito a servirsi dei suoi piedi ancora? A ripetere quell'atto che in teoria é doloroso?
Simpatica risposta. Mi fa sorridere e fermo un attimo il mio incedere verso il fondo della sala. 
Fine trentina, rasato, con due occhi grandi da furbetto simpatico che mi guardano. Osservano, scrutano.
Sento che mi sta chiedendo qualcosa, ma imbarazzata, un po' per l'avergli pestato il piede e un po' per quello sguardo intenso diretto a me, sono giá sgusciata dalle altre.

Arrivo finalmente al tavolo con le ragazze. Parliamo un po'.
Lo show inizia, quei ragazzacci sono proprio carichi stasera!
Ogni tanto d'istinto giro un po' la testa verso il bancone. 
Il mio sguardo incrocia quello del tipo per alcuni secondi. 
Faccio finta di niente e torno a guardare il palco.
Lina mi da un piccolo strattone al braccio e si avvicina al mio orecchio e mi protendo verso di lei.
”Hai notato che c'è un tipo che ti fissa?”
”Ehhhh???Coooosa??" La musica alta non mi ha fatto capire.
”UN TIPOOOO!!! TI FISSA!!!”
”Chi??Dove??”
Fa segno con la mano e guardo in direzione. Me l'aspettavo. É Lui. 
”Gli ho pestato il piede prima! Sará ancora arrabbiato” - Le dico.
”Non ha la faccia da arrabbiato!” Mi urla Lina attaccata al mio orecchio.” Sembra ti stia puntando!”

Mi volto ancora. Incrociamo i nostri sguardi ancora. 
Mi sorride leggermente. Lo ricambio accennando un sorriso anch'io, mentre volto poco dopo la testa avanti verso il palco, toccandomi i capelli un po' per coprire il mio imbarazzo con nonchalance. Continuo a sorridere.

 Il mio sguardo mentale é ancora rivolto a lui.

”Ti piace?” Mi urla Elena che un po' a gesti un po' leggendo il labiale ha compreso qualcosa.
Faccio spallucce ”Mah..Boh...Non lo conosco.....!”

Lo riguardo. C'é qualcosa di magnetico che mi spinge ogni tanto a buttar un'occhio.

”Ma a te non piacevano capelloni occhi chiari?” Mi fa Lina.
Annuisco. Mi aveva talmente catturata che non ci feci caso ai capelli. 
Lo guardavo e mi rapiva così com'era.

 ”Si...ma c'é sempre una prima volta...si puó sempre cambiare idea!” Le risposi ridendo.
Lina conoscendomi da anni mi fa una faccia strana e agita la mano come per dire 'Che cazzo dici?!'.

Più lo guardavo piú mi piaceva. Quel pizzetto che gli incorniciava il volto molto maschile. 
Quei bei occhi scuri grandi come di un bambino curioso, che in un momento diventavano furbetti e maliziosi.
Cercavo di carpirlo con la coda dell'occhio, per non essere troppo esplicita.
A fine concerto, l'uomo si alza a viene verso di me.
Non fa in tempo che il cantante e il chitarrista della band, scesi dal palco, vengono a salutarci e ci offrono da bere. Rimane un po' interdetto ma rimane fermo in attesa di un momento propizio...

...Che però non arriva.
Tra saluti vari, birre, seguiamo il gruppo improvvisato che va un po' di qua, un po' di la e poi fuori a fumare. Ci perdiamo di vista.
Sono oramai le 3.30 decidiamo di tornare a casa. Consapevole che é tardi, provo lo stesso a rientrare nel locale, non c'é. 

Elena prima di salire in macchina mi ferma.
”Mi dispiace dirti una cosa che ho notato prima...ma meglio te la dica”
La guardo sorpresa.
”Dimmi pure Ele.”
”Hai visto la mano?”
”Non ci ho fatto proprio caso. Perché?”

”Aveva qualcosa al dito...”
Rimango sorpresa e le chiedo conferma se ha visto bene, se ha notato i particolari, magari é per bellezza, magari ha sbagliato dito. Mi ha detto che non ha visto i particolari, ma é sicura di aver visto bene, quando si é alzata per andare in bagno, gli é passato vicino. Anulare sinistro.
Penso sia andata bene così, allora.
Meglio non cominciare neanche. 

Due scie parallele che non si sono mai toccate.
Due sguardi che non si erano mai sfiorati....
Fino ad ora.
È stato per poco, é stato un'incidente. Va bene così.

Peccato però.....peccato.



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