venerdì 2 novembre 2012

Lettera mai scritta


”Saranno le mie ultime parole che vedrà. Cosa potrei scrivere di così significativo?”
Si chiedeva pesantemente.
La penna esitava e il foglio rimaneva vuoto. Sempre più solo e pieno di lacrime invisibili.

2 mesi prima

”No dai! Non é possibile! L'ho vista poche settimane fa, in bici che mi salutava mentre correvo alla fermata!”
Nel mentre pronunciava queste parole, Chiara cercava di rivivere attimo per attimo quel flashback per carpire dei particolari che per fretta le erano sfuggiti.
”Mi dispiace, davvero....”  -Si scusava il fratello abbracciandola-” Non avrei voluto darti una notizia del genere....”.
La ragazza era persa nell'abbraccio del tempo, fissando mentalmente quel fermo-immagine.

Tutto coincideva. Aveva una parrucca, uno sguardo triste ma dolce. Una camminata un po' affaticata.
Un saluto con un sorriso melanconico e forse un accenno per parlare, forse un passo per avvicinarsi ma Chiara salutò correndo. Il rimpianto di non essersi fermata. Di aver dato per scontato di essere immortali, che ci sarebbe stata una prossima volta.
”Capiterò di nuovo in turno da quelle parti, mi capiterà di vederla ancora"- continuò l'uomo - "se vuoi salutarla, scriverle qualcosa, magari le farà piacere...”
Prese un foglio e provò a scrivere qualcosa. Pensava sarebbe stato facile, ma capì pochi minuti dopo che sbagliava di grosso. Un'altra cosa data per scontato.


Quella piccola grande donna buona e simpatica che  non era stata solo la sua maestra della sua travagliata infanzia, ma anche la prima persona a credere in lei, nonostante fosse una bimba un po' originale e molti al paese la prendessero in giro per questo.
Amava il suo talento, nello scrivere e nel disegnare, spronandola sempre, in modo assertivo.
Anche dopo le scuole, rimasero in ottimi rapporti e divenne un suo punto di riferimento anche se si incontravano sempre più sporadicamente.

E ora. Aveva un fiume di pensieri senza parole, silenziosi.
Ci aveva provato per due mesi ma niente. Il fratello la rincuorava dicendo che le avrebbe portato i suoi saluti, ma a lei non le bastava, voleva riuscirci.

Buoni propositi, ma il tempo non aspetta.
Si aggravò. Morí poche settimane più tardi a casa, confortata dai suoi cari.

Tempo dopo, sulla lapide della donna, venne ritrovato un foglietto.

”Non sono riuscita a scriverti prima queste parole, spero mi perdonerai.
Mi hai insegnato la cosa più importante,
mi hai insegnato a vivere, a credere in me nonostante tutto e tutti,
a guardare oltre le apparenze cercando l'essenza delle cose.

A sorridere sempre, scherzare e vedere la bellezza in tutte le cose, a credere nelle persone.

L'altra notte ti ho sognata. 

Avevi quel sorriso meraviglioso, dolce e scherzoso, grande, materno, accogliente. 
Nonostante il tempo che é passato, é così vivido nella mia testa. 
Quel punto di luce nel quadro del mio passato non proprio luminoso, ma tu splendi sempre.
Con quel sorriso, in modo meraviglioso. Nel tuo modo.

Spero, ma alla fine sono sicura, che, ovunque tu sia, sei orgogliosa di me.
Ti porto nei miei occhi e nel mio modo di parlare e di insegnare e spero col cuore di dare un po' di quella felicità che tu donasti a me.
Grazie di aver fatto parte delle mia vita e di aver contribuito a ciò che sono ora.

Con affetto”





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