Alla fine della giornata di lavoro, vado a portare le chiavi della scuola al custode.
Rintoccano le ore in un campanile non troppo distante e una melodia dolce riempie di tepore un tramonto uggioso mentre busso discreta con la mano.
Improvvisamente quelle note col mio ritmo danzano coi miei ricordi infantili, e mi ritrovo bambina nella casa di mia nonna; nessun dettaglio, profumo, colore, suono mi sfugge. Davanti la porta busso con lo stesso rintocco simpatico a cui mi rispondeva completando la sequenza ritmica.
Ora non ci sarà la risposta inconsciamente agognata.
Sono lontana chilometri e anni da quella sensazione che in un lampo mi ha avvolto.
Impertinenti, maleducati, sono entrati così, senza discrezione, senza avvisare facendomi tornare, per un secondo, in quella atmosfera perduta.
I ricordi non bussano.