martedì 21 maggio 2013

Il linguaggio della libertá : JAZZ

”... Non so se basta essere sé stessi...”

Pronunciai sorpresa questa frase in un contesto in cui le domande esitenziali sembravano fuori luogo.
Un giovedì mattina, a Bologna, dirante una lezione di canto Jazz.
Diana riesce sempre ad esprimere le cose con una chiarezza disarmante, che fa riflettere sul perché  e sul come le complichiamo, tanto da non riuscire ad esprimerle (a noi stessi, il più delle volte).

" Ma non senti com'é artificiale la tua voce? Cerca la tua tonalitá, quella in cui puoi esprimerti senza artificiositá.
Basta molto meno, molto meno. Non devi dimostrare niente a nessuno..canta quello che sei, se lo senti viene fuori. Non pensare a come devi impostare la voce, senti le note, le parole...raccontami una storia....”

Pazzesco....quest'ultima frase la rivolgo spesso ai miei allievi e poi mi ritrovo vittima della mia stessa deformazione-impostazione professionale.

”Voglio sentire Elisa (per la cronaca, è il mio nome vero) non una sua brutta imitazione!
Chet Baker non era un cantante, ma a lui non interessava, si metteva li, cantava, faceva il suo assolo e trasmetteva tantissimo. Lui come altri era semplicemente sé stesso. Nient' altro.”

Nella mia testa tornò a risuonare diverse volte una domanda che mi ponevo fino a poco tempo fa:
” Vuoi essere perfetta...o unica? ”

Le risposi come ho scritto all'inizio :
” Non so se basta essere sé stessi.... La competitivitá con sé stessi e con gli altri é alta... É un paradosso ma tornare alla semplicità é piú difficile...“

”  Lo so ma dobbiamo liberarci di questi vecchi pre-concetti. La tua voce é corposa, si sente, non c'é bisogno di calcare cosí tanto, fidati. Basta questo per far uscire la particolaritá della tua voce, non adattarti agli standard, togli la maschera.”

Ci ho riflettuto, ci rifletto e continueró a rifletterci.
A dirla tutta, non sono sicura che voglia togliermi la maschera....

Via via parlandone, ha tirato fuori il discorso del trucco/ maschera è mi mentalmente mi è passato davanti il post di questo blog in cui ne parlavo.

Mi é sembrato di aver parlato con la mia coscienza. 

Il jazz è la vita, un percorso imprevedibile ed emozionante e dopo anni di passetti incerti, comincia fluire qualcosa dentro di me....
È proprio un bisogno che bisogna espletare. Capisco ora quel musicista americano che, dopo un concerto alla domanda di Gino Paoli su come riuscisse a suonare così, rispose: ”just pissed off!” (L'ho solo pisciato fuori!). È un istinto ancestrale che si può reprimere o sfogare.



Settimana scorsa, mi arriva un sms di Diana che mi informa di un'iniziativa chiamata 'Jazz al Borgo' che si sarebbe tenuta il weekend successivo a Borgo Panigale, a pochi passi da Bologna con diversi workshop tra cui il suo e di John Taylor (http://it.wikipedia.org/wiki/John_Taylor_(pianista) )

Un fulmine a ciel sereno che mi ha fatto riorganizzare all'ultimo tutta la settimana, ma ne è valsa la pena. La cornice stupenda della natura dei colli bolognesi e dell'antica Villa Bernaroli che ha ospitato i laboratori. Tutto è stato denso, pieno, anche il pranzo in villa, preparato dai volontari del centro, dalla compagnia, dal concerto di Diana e John...io sono ancora emozionata di aver conosciuto una personalità come lui. Nonostante sia una pagina vivente e ridente del Jazz europeo, è una persona affabile, che con uno sguardo ti legge dentro e con l'ascolto sente anche i respiri che farai.
Ti precede, ti avvolge, ti conduce, ma quando è il momento ti scuote, ti sveglia, ti toglie la terra sotto i piedi per farti volare con la voce. È un'esperienza unica.
Non posso che ringraziare l'organizzatrice che ha messo anima e cuore in questa manifestazione, Veronica Farnararo, sperando e attendendo che si ripeti presto un'occasione così bella e formante.
Quando a volte sono perplessa dal sistema, pensare a persone come lei mi fa ancora credere che da qualche parte c'è ancora chi ha voglia di fare, chi ha voglia di portare bellezza e qualità.
Anche questa è una gran lezione di vita.

...una lezione di jazz diventa una lezione di vita...
 ...che ti insegna il linguaggio della libertà......

mercoledì 1 maggio 2013

Il lavoro e la passione

Arrivo in ritardo, ho lavorato il 25 aprile e oggi e neanche la domenica mi ferma , a casa mando mail, controllo gli spartiti, faccio,brigo,scasino, finché Morfeo contrariato dall'attesa, mi afferra con forza a sé mentre lavoro a pc.
Eppure sono felice e fortunata, perché non solo il mio lavoro é la mia vita e passione, ma anche perché sono circondata da persone incredibili, mondi di suoni ed emozioni da scoprire e stimolare, e che ho il privilegio di avere come collaboratori, allievi e amici.
Oltre a tutto questo, sto sperimentando, musicalmente e vocalmente, scoprendo deli universi meravigliosi, oltre che 'afferrando' sempre più chi sono, non perdendomi più e sapendo sempre di più cosa voglio.
Auguro a tutti di scegliere un lavoro che non sia solo 'fatica', come nell'accezione latina, ma che riprenda etimologicamente il senso antico e meraviglioso di "AFFERRARE" , "VEICOLARE LA VOLONTÀ". Un LABORATORIO di IDEE.
Buon lavoro e buona vita a tutti! ✨✨✨✨✨❤️💙💜💚


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Alcuni pensano ERRONEAMENTE che gli "artisti" (musicisti/scrittori etc etc) non lavorino.
Invece cari miei, LAVORIAMO ECCOME!!! Ci divertiamo e in un certo senso ci reputiamo fortunati, é vero, ma ciò che vedete sul palco, negli album, é frutto di un lavoro, inteso, faticosissimo a livello di energie mentali e fisiche, al limite dell'assurdo. 
Ore ed ore di lavoro, giorno/notte...e tutto ciò molto spesso é più per la gloria che per una reale remunerazione. 
Il governo non ci tutela per nulla e c'é un vuoto legislativo che ognuno cerca di affrontare alla meglio.
Ciò però ci fa sentire dei "non visti", ci da quel senso di "invisibili" e "buoni annulla" sottolineato da coloro che pensano che la musica non sia un vero lavoro, che non abbiamo una vera occupazione, che non lavoriamo davvero.
Stasera per esempio molto probabilmente dovrò passarla tra mail, pianificazione e studio....

Aggiungiamo poi la Crisi....

Insieme agli errori di decenni di malgoverno, é pesantissima e ha messo in ginocchio intere generazioni, anche la mia mia. La crisi ci é entrata dentro. Siamo precari a vita. Sempre in bilico, sempre con la paura di non arrivare alla fine del mese. Lo vedo su di me e per i miei amici.
PROPRIO PER QUESTO É PIÚ CHE CORAGGIOSO CHI SI DEDICA AL PROPRIO LAVORO CON PASSIONE.
Chi riesce a reinventarselo, chi cerca di avere nuove idee, chi lo fa con passione, nonostante tutto, e io credo che queste persone vadano SOSTENUTE.
Nel mio piccolo, lo faccio. Se vado alla gelateria che lavora con prodotti freschi e si inventa in modo creativo di nuovi gusti, per me il gelato, oltre a essere buono di suo, ha un sapore in piú. Quello della PASSIONE per il proprio lavoro.
Io ci credo. Ci credo.
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Crisi. Crisi economica, del lavoro e sociale.
Eppure ci sono persone umili, non eclatanti, coraggiosi eroi che nonostante la crisi mettono passione nel loro lavoro. Riversano l'amore in ciò che fanno, che sia in un gelato, un piatto di maltagliati al pesto, nel cibo semplice, in un'idea ed etica del cucinare o coltivare, nel creare monili, nell'animare i bimbi di una scuola, nel compiere le indagini in modo coscienzioso incappando in ostacoli pericolosi.
Mi piace stare ad ascoltarle mentre raccontano la loro arte , gli ingredienti , la qualitá che ricercano, la loro storia di passione e necessitá, o viceversa.
Tutte le brutture e il decadimento di questi anni, falsi miti splendenti ci hanno accecato facendoci dimenticare l'essenziale... e ci si é dimenticati l' arte del vivere.
Dovremmo prenderci il tempo di ascoltare , smollare un po' le tecnologie e guardarci di piú attorno e negli occhi e scoprire tutta una realtà brulicante di vita.
È proprio da qui che dobbiamo ricominciare.
La Crisi deve essere il laboratorio di nuove idee , nel reinventare valori semplici dal nostro passato secondo la nuova sensibilità.
Tutti, nel nostro piccolo e nei nostri limiti, possiamo fare piccoli passi, che apriranno una nuova strada.

Auguro a tutti buon 1* maggio!