”... Non so se basta essere sé stessi...”
Pronunciai sorpresa questa frase in un contesto in cui le domande esitenziali sembravano fuori luogo.
Un giovedì mattina, a Bologna, dirante una lezione di canto Jazz.
Diana riesce sempre ad esprimere le cose con una chiarezza disarmante, che fa riflettere sul perché e sul come le complichiamo, tanto da non riuscire ad esprimerle (a noi stessi, il più delle volte).
" Ma non senti com'é artificiale la tua voce? Cerca la tua tonalitá, quella in cui puoi esprimerti senza artificiositá.
Basta molto meno, molto meno. Non devi dimostrare niente a nessuno..canta quello che sei, se lo senti viene fuori. Non pensare a come devi impostare la voce, senti le note, le parole...raccontami una storia....”
Pronunciai sorpresa questa frase in un contesto in cui le domande esitenziali sembravano fuori luogo.
Un giovedì mattina, a Bologna, dirante una lezione di canto Jazz.
Diana riesce sempre ad esprimere le cose con una chiarezza disarmante, che fa riflettere sul perché e sul come le complichiamo, tanto da non riuscire ad esprimerle (a noi stessi, il più delle volte).
" Ma non senti com'é artificiale la tua voce? Cerca la tua tonalitá, quella in cui puoi esprimerti senza artificiositá.
Basta molto meno, molto meno. Non devi dimostrare niente a nessuno..canta quello che sei, se lo senti viene fuori. Non pensare a come devi impostare la voce, senti le note, le parole...raccontami una storia....”
Pazzesco....quest'ultima frase la rivolgo spesso ai miei allievi e poi mi ritrovo vittima della mia stessa deformazione-impostazione professionale.
”Voglio sentire Elisa (per la cronaca, è il mio nome vero) non una sua brutta imitazione!
Chet Baker non era un cantante, ma a lui non interessava, si metteva li, cantava, faceva il suo assolo e trasmetteva tantissimo. Lui come altri era semplicemente sé stesso. Nient' altro.”
Nella mia testa tornò a risuonare diverse volte una domanda che mi ponevo fino a poco tempo fa:
” Vuoi essere perfetta...o unica? ”
” Non so se basta essere sé stessi.... La competitivitá con sé stessi e con gli altri é alta... É un paradosso ma tornare alla semplicità é piú difficile...“
” Lo so ma dobbiamo liberarci di questi vecchi pre-concetti. La tua voce é corposa, si sente, non c'é bisogno di calcare cosí tanto, fidati. Basta questo per far uscire la particolaritá della tua voce, non adattarti agli standard, togli la maschera.”
Ci ho riflettuto, ci rifletto e continueró a rifletterci.
A dirla tutta, non sono sicura che voglia togliermi la maschera....
Via via parlandone, ha tirato fuori il discorso del trucco/ maschera è mi mentalmente mi è passato davanti il post di questo blog in cui ne parlavo.
” Lo so ma dobbiamo liberarci di questi vecchi pre-concetti. La tua voce é corposa, si sente, non c'é bisogno di calcare cosí tanto, fidati. Basta questo per far uscire la particolaritá della tua voce, non adattarti agli standard, togli la maschera.”
Ci ho riflettuto, ci rifletto e continueró a rifletterci.
A dirla tutta, non sono sicura che voglia togliermi la maschera....
Via via parlandone, ha tirato fuori il discorso del trucco/ maschera è mi mentalmente mi è passato davanti il post di questo blog in cui ne parlavo.
Mi é sembrato di aver parlato con la mia coscienza.
Il jazz è la vita, un percorso imprevedibile ed emozionante e dopo anni di passetti incerti, comincia fluire qualcosa dentro di me....
È proprio un bisogno che bisogna espletare. Capisco ora quel musicista americano che, dopo un concerto alla domanda di Gino Paoli su come riuscisse a suonare così, rispose: ”just pissed off!” (L'ho solo pisciato fuori!). È un istinto ancestrale che si può reprimere o sfogare.
Un fulmine a ciel sereno che mi ha fatto riorganizzare all'ultimo tutta la settimana, ma ne è valsa la pena. La cornice stupenda della natura dei colli bolognesi e dell'antica Villa Bernaroli che ha ospitato i laboratori. Tutto è stato denso, pieno, anche il pranzo in villa, preparato dai volontari del centro, dalla compagnia, dal concerto di Diana e John...io sono ancora emozionata di aver conosciuto una personalità come lui. Nonostante sia una pagina vivente e ridente del Jazz europeo, è una persona affabile, che con uno sguardo ti legge dentro e con l'ascolto sente anche i respiri che farai.
Ti precede, ti avvolge, ti conduce, ma quando è il momento ti scuote, ti sveglia, ti toglie la terra sotto i piedi per farti volare con la voce. È un'esperienza unica.
Non posso che ringraziare l'organizzatrice che ha messo anima e cuore in questa manifestazione, Veronica Farnararo, sperando e attendendo che si ripeti presto un'occasione così bella e formante.
Quando a volte sono perplessa dal sistema, pensare a persone come lei mi fa ancora credere che da qualche parte c'è ancora chi ha voglia di fare, chi ha voglia di portare bellezza e qualità.
Anche questa è una gran lezione di vita.
...una lezione di jazz diventa una lezione di vita...
...che ti insegna il linguaggio della libertà......